BACHI DA PIETRA Necroide
La nuova scommessa di Giovanni Succi e Bruno Dorella è cambiare, smuovere le acque, restando tuttavia fedeli al proprio immaginario. Come dire: cambio casa e indirizzo ma sto sempre qui. Un evidente paradosso. Che però incuriosisce, perché se è vero che molte volte i Bachi Da Pietra sono stati associati ai Massimo Volume, è altrettanto vero che Succi e Dorella con questo “Necroide” hanno avuto l’azzardo di fare quello che Clementi & soci non hanno mai avuto il coraggio di fare dopo essersi fatti un nome, ovvero cambiare registro senza rinnegare il proprio marchio. Impresa difficilissima, ovvio, ma coraggiosa.
«Per noi ultra quarantenni vecchi e marci di oggi – dichiarano i Bachi – i primi anni Ottanta erano i bei tempi, e prima o poi, all’approssimarsi della fine, si torna alle origini, mischiando tutto insieme. Così nasce “Necroide”. La scommessa con un piede nella fossa di chi non ha niente da perdere».
Questo è un album di black metal che in alcuni episodi prova persino a flirtare con l’hip hop. “Necroide” suona fresco e non pare un prodotto figlio di un cazzeggio sfuggito di mano, ma ha solidità e identità. Succi è qui all’apice della sua carriera, non tanto per i buonissimi testi che ha sfornato ma per la qualità dell’interpretazione di questi brani che sembrano un testamento musicale – si mette addosso un abito che gli fa fare un figurone e dal punto di vista sonoro, la tensione nervosa è costante lungo tutta la scaletta, con pezzi che sembrano fatti per essere dei singoli clamorosi, come nel caso di “Slayer & The Family Stone”, “Voodooviking” e “Apocalinsect”. Insomma, un disco completo e potente, che dà una nuova patina al progetto di Dorella e Succi spostando avanti (per l’ennesima volta) il segno.