LA MONARCHIA Parliamo dieci lingue ma non sappiamo dirci addio
Hanno un nome carino e per l’esordio hanno scelto un bel titolo per il loro album. I La Monarchia arrivano dalla Toscana e si sono formati nel febbraio del 2013. Il loro “Parliamo dieci lingue ma non sappiamo dirci addio” (Dischi Soviet Studio/Audioglobe) è intriso di rock ruvido e chitarre appuntite. E’ un lavoro abbastanza immediato: non aspetta l’ascoltatore, ma lo va a cercare sin dalla prima traccia, come se la necessità di mostrarsi fosse un’urgenza troppo forte da contenere. Il risultato? Un compact che dal punto di vista musicale paga un dazio troppo alto ai miti della scena rock italiana, con gli Afterhours in testa e Il Teatro Degli Orrori a ruota.
Le liriche del disco non sono banali ma faticano a trovare nei ritornelli un palcoscenico esaltante. Mentre l’ombra lunga di Manuel Agnelli (come paroliere) aleggia lungo tutta la scaletta, sino a manifestarsi nitidamente nella conclusiva “Novembre”. Altra pecca: c’è troppa tecnica e poca sostanza. Per carità, i La Monarchia sanno suonare e si capisce, ma in alcuni episodi (citiamo “Nervi Saldi” e “Stabilità”, giusto per fare due esempi concreti) sembra quasi che il gruppo si ammiri un po’ troppo allo specchio.
In conclusione: un album abbondantemente sotto la sufficienza. C’è da lavorare parecchio per affinare le coordinate del progetto.