MGZ Disco Inutile
Prendiamo spunto dalla biografia di MGZ per inquadrare il personaggio.
MGZ viene avvistato per la prima volta sulla Terra intorno alla metà degli anni ’90. Il sedicente “Ultimo Profeta” afferma di giungere dal Pianeta Burulandia e di essere atterrato qui per una non meglio precisata “missione”. Si rende ben presto conto che le canzoni sono una delle strade per arrivare più velocemente al cuore della gente, e si improvvisa rockstar, mutuando look, movenze e filastrocche dagli improbabili protagonisti delle trasmissioni televisive intergalattiche della sua mirabolante infanzia.
Negli ultimi vent’anni di strada ne ha fatta parecchia MGZ. Con gli umani continua a intrattenere un rapporto di odio-amore, ma di sicuro ha preso confidenza con la scena indipendente italiana diventando un personaggio così simpaticamente assurdo da apparire credibile e persino… normale. “Disco Inutile” mette assieme elettronica giocosa, pop, rock all’acqua di rose e testi surreali per descrivere una quotidianità che se da un lato mette paura, qui si prova a esorcizzarla con canzoncine accattivanti che già al primo ascolto finiscono per risultare familiari, forse perché affondano le loro radici più profonde nelle sigle dei cartoni animati degli Anni Ottanta o nelle filastrocche che pazienti maestrine insegnavano ai bambini di un’epoca che non c’è più – in quest’ottica ascoltatevi “Maramao Cucù”.
Le 16 canzoni in scaletta sono così immediate che non “capirle” al primo contatto è pressoché impossibile. E’ musica che non richiede particolare impegno, quella del ligure MGZ. E’ puro relax, puro cazzeggio. Non ha controindicazioni. Più che inutile, utilissima visti i tempi grigi…