DAP Resonances
La prima cosa che colpisce dell’esordio di Dap è il package del suo disco, che è una sorta di cornice fotografica (di cartone) con le immagini del booklet intercambiabili. Ok, magari non abbiamo spiegato il tutto con le parole migliori, però fidatevi, è davvero originale l’idea. Possiamo dire la stessa cosa di “Resonances“? Sì e no. Il cantautore romano propone un folk dai toni molto derivativi però la sua voce ha espressività e arriva all’orecchio dell’ascoltatore limpida, fresca, morbida e pulita. La fruibilità pop del compact è interessante e si sente che non è un esordio costruito su un paio di canzoni e tanto contorno, perché l’album funziona bene nella sua interezza e non ha un capitolo migliore degli altri. Il limite sta in diverse costruzioni musicali che sanno di “già sentito”, ma non ce la sentiamo di bocciare il debutto di Dap perché sarebbe una colossale ingiustizia. Se proprio dobbiamo tirare fuori un brano dal mazzo, il nostro preferito è senza dubbio “Stromboli”, con alla voce Sara Sileo.