MOTTA La fine dei vent'anni
Per il Premio Tenco è stata la miglior opera prima del 2016. E in effetti “La fine dei vent’anni” è un disco ispirato.
Prodotto da Riccardo Sinigallia, Motta (fondatore del gruppo Criminal Jokers) ha messo assieme 10 canzoni che hanno un punto di forza evidente, cioè arrangiamenti meravigliosi. Lungo la scaletta non c’è un brano simile a un altro, tutto è vario ma nel contempo (magia) omogeneo. Lo stesso autore modella la sua voce a seconda delle circostanze: il tono è sfrontato quando il ritmo sale, mentre si fa accogliente quando l’atmosfera è lenta.
“La fine dei vent’anni” è un album di cantautorato moderno, con ampie aperture al rock e una discreta fruibilità pop. I testi talvolta non sono di facilissima lettura, ma hanno valore artistico. Le chitarre sono quasi sempre espressive.
Su liriche e melodie si può migliorare ancora, ma nel complesso il disco è solido, ben strutturato, la mano di Sinigallia si intuisce benissimo, la strada imboccata è quella giusta, ora si tratta soltanto di percorrerla. I brani migliori? L’iniziale “Del tempo che passa la felicità”, “Prima o poi ci passerà”, “Roma stasera”, “Mio padre era comunista”, “Se continuiamo a correre”. Occhio a “Una maternità” e “Abbiamo vinto un’altra guerra”: c’è la chitarra di a Giorgio Canali.
In conclusione: non è roba fighetta, qui c’è un futuro artistico da raccontare.