SUBSONICA Realtà aumentata
La valutazione di “Realtà aumentata” non può prescindere da una considerazione che reputiamo oggettiva: la produzione del disco è veramente molto bella, quasi una rarità per l’ambito italiano. Ogni canzone infatti ha un suo profilo sonoro ben definito ed è senza dubbio godibile l’ascolto ripetuto in cuffia.
Dal lato opposto però bisogna anche dire che a livello di scrittura e di ispirazione, questo non è un album destinato a lasciare traccia di sé tra qualche settimana. Diciamo questo perché molti concetti dell’album sono concepiti senza un minimo di originalità, di forza espressiva, e il campionario dei versi un po’ banalotti è cospicuo.
La sensazione, ascoltando più volte il disco, è quella di una band che è senza dubbio andata avanti negli anni nell’apprendimento delle tecniche di studio, tant’è vero che è innegabile il buon gusto della parte musicale. Ma la sensazione che resta è anche quella di una band che a livello di scrittura non sa interpretare più né i propri tempi, né la generazione di riferimento, e neppure la generazione attuale. Alla fine potremmo definire “Realtà aumentata” un disco a metà, un disco che probabilmente ci dice anche un fatto incontrovertibile, cioè che il meglio di sé il gruppo torinese lo ha alle spalle.