PICCIOTTO Piazza Connection
Direttamente dagli Anni Novanta, ecco Picciotto con il suo “Piazza Connection” (Mandibola Records). Ovviamente è un’iperbole. Perché negli Anni Novanta Picciotto era un adolescente. Ma quell’atmosfera intrisa di hip hop deve averla respirata bene, visto che il suo disco è un prodotto “old school” in tutti i sensi.
“Piazza Connection” è un album che racconta storie e che guarda alla quotidianità con occhio critico. Picciotto zooma dentro e fuori la realtà di casa sua e lo fa con proprietà di linguaggio e un flow cazzuto ma non troppo aggressivo, riuscendo a mettere assieme una scaletta che, mediamente, sa intrattenere grazie anche alla presenza di ospiti dall’indiscutibile caratura – in questo senso vale la pena citare ‘O Zulù dei 99 Posse (che fa un ottimo intervento in “La mia casa”) e Ice One. Il rap è ovviamente il marchio a fuoco del disco, ma diversi ritornelli hanno una discreta fruibilità pop.
Veniamo alle cose che ci convincono meno, e partiamo dalla durata: troppi i quasi 60 minuti del percorso allestito da Picciotto, perché se è vero che la media dei brani fa puntare l’indicatore della bilancia all’altezza della sufficienza, è altrettanto vero che diverse canzoni “riempiono” più che “consolidare” il quadro d’insieme. Un altro discorso è legato allo stile di Picciotto, che si rifà un po’ troppo a quello dei miti della sua infanzia. L’artista palermitano deve ancora crescere, soprattutto nella scelta dei beat, per evitare che in futuro il suo progetto venga bollato come “roba buona per nostalgici”. Ultima nota: azzeccata la scelta di puntare su “Sole” come singolo.