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ALBERTO CAMERINI «Il punk è un valore assoluto che come tale non potrà mai morire»

«Gli Anni Ottanta ancora oggi influenzano i giovani e la musica moderna».

In che senso, Alberto?

«La musica che si balla oggi, fondamentalmente, continua ad attingere da quel periodo».

Dei mitici Anni Ottanta cosa ricordi?

«Il mondo della moda, quello del design che proponeva cose davvero interessanti, ricordo anche le inaugurazioni spettacolari dei negozi».

Del Sanremo 1984, nella mia testa, c’è solo il ricordo di una Patty Pravo grande artista, ma anche di una bellezza sconvolgente

In quel periodo d’oro partecipasti anche al Festival di Sanremo.

«Era il 1984».

Esatto. Cos’altro ricordi?

«Patty Pravo. Ricordo che era tremendamente bella, anzi, bellissima. Di quell’edizione del Festival, nella mia testa, c’è solo il ricordo di una Patty Pravo grande artista, ma anche di una bellezza sconvolgente».

Hai visto l’edizione 2014 di Sanremo?

«No, però so che ha vinto Arisa: lei è gradevole, carina».

Il Festival 2014 ha omaggiato “Freak” Antoni, il leader degli Skiantos, morto di recente. All’apice della carriera, eravate nella stessa etichetta discografica, la “Cramps”…

«Lo conobbi in quegli anni durante un concerto dal vivo: era un grande comunicatore, un poeta surreale e allunato, una persona molto intelligente».

Era un amante del punk come te. A proposito, con l’esplosione del rap e dell’elettronica, possiamo dire che il punk è un genere ormai morto?

«Il punk non morirà mai, è eterno, immortale, è un’idea platonica che sta dentro di me, dentro i ragazzi che ancora oggi ascoltano certe canzoni, dentro i nostalgici. Il punk è un valore assoluto che come tale non potrà mai morire. Si mettano l’anima in pace quelli che, di tanto in tanto, ne celebrano il funerale».

Magari sono gli stessi maligni che di tanto in tanto scrivono anche cattiverie su di te…

«Può essere. Su di me sono state dette tante cose negli ultimi anni».

C’è chi ha parlato di un tuo brutto periodo di depressione. Come ne sei uscito?

«Vedi, sono proprio queste balle che a volte distraggono il pubblico dalla realtà. Io non ho mai sofferto di depressione. Di recente ho visto anch’io un servizio in tv che mi riguardava e parlava di queste cose, ma erano tutte invenzioni. Poi intendiamoci, di calci alle porte ne ho dati parecchi in vita mia, ma la depressione è un male serio».

Certe illazioni fanno arrabbiare?

«Sulla scia dell’esempio appena fatto, diciamo che una volta davo calci alle porte perché mi arrabbiavo facilmente, adesso ho imparato a non arrabbiarmi più e vivo ancora più sereno. Mi spiace soltanto che le persone, magari vedendo un servizio in tv, possano poi farsi un’immagine sbagliata di me».

Sogni ancora di diventare una rockstar?

«E’ il mio sogno: una rockstar o una superstar».

Di solito le superstar non hanno paura di nulla. Tu invece hai debolezze?

«Mi spaventa tanto la morte, un po’ come a ognuno di noi. E poi tutte quelle paure che fanno parte della nostra fragilità umana o della casualità esistenziale, quindi le malattie, gli incidenti».

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