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LEVANTE «Io non mi cibo di sofferenza e delusioni ma la vita ne offre così tante che non è difficile scriverne»

Continua il tour di Levante. All’orizzonte un tris di date nella sua Torino. «Sì, il tour ha preso una bella piega e si è allungato di un bel po’ rispetto al previsto».

Pensi già al nuovo disco? Arriverà nel 2017?

«Sto già chiudendo le canzoni del nuovo disco che non ho idea di quando uscirà. Il diciassette è il mio numero del cuore per cui spero mi porti tante, tantissime cose belle».

Se ti dico Sanremo 2017 cosa pensi?

«Sanremo? Quanto mi manca Baudo!».

Vorrei chiederti qualcosa sull’ultimo anno. ​Sembra che tutto sia andato velocissimo nella tua vita e la tua esposizione è cresciuta di molto. Come hai vissuto tu questi ultimi 12 mesi?

«Quali ultimi 12 mesi? Cos’è successo? Ecco, ti risponderei con queste due sole domande ma tenterò di spiegarmi meglio. Ho fatto così tante cose, dentro e fuori dalla musica, che non saprei fare un elenco di emozioni. Giuro. Mi sono piacevolmente fatta investire dagli eventi e sono stata al passo con tutto, credo. O forse ho tralasciato parti di me ma non ne sto ancora pagando le conseguenze. O forse ne pago già le conseguenze ma non sono consapevole che si tratti di questa lavatrice pazzesca. Insomma, sono confusa, non trovi? Ho più domande che risposte».

Palagonia e Torino sono agli antipodi della Penisola e sono le tue città del cuore. Cosa c’è di queste realtà così radicate in te nella tua musica?

«Semplicemente tutta la mia vita. Palagonia mi ha vista nascere. Torino mi ha vista crescere. Entrambe, sebbene in modi opposti, hanno influenzato le mie scelte, i miei umori. Torino è responsabile di molte scelte musicali che ho fatto negli ultimi anni. Insomma, mi ripeterei in banalità. Io ho due case che mi chiamano sempre, da ovunque nel mondo, e sono Palagonia e Torino».

Certi paragoni (Consoli, Meg, Donà, ecc.) ti infastidiscono oppure pensi siano semplificazioni giornalistiche e nulla più? E’ anche un modo per chiederti com’era Levante da bambina: sempre attaccata alla radio oppure la musica era solo un dettaglio?

«La musica a casa mia non è mai stata un dettaglio. Mia sorella cantava, mio fratello immerso in virtuosismi chitarristici, mio padre ascoltatore attento. Io ne ho ascoltata tanta e ne ho fatta altrettanta, ho iniziato prestissimo a dire la mia sulla mia vita attraverso i testi, prima, e la musica poi. Le artiste che hai citato sono grandissime donne con le quali sono cresciuta, per via dei miei gusti musicali “alternativi” rispetto a quello che propinavano le radio ai tempi. Certi paragoni non mi dispiacciono, anzi, mi onorano e non poco, ma la personalità non mi è mai mancata e se ad accomunarci sono il carattere forte e deciso, il mento sempre alto e lo sguardo sempre fisso negli occhi degli altri, allora accostatemi pure a chi vi pare, basta che siano donne così».

Se i testi dei tuoi brani sono autobiografici, le tue storie d’amore sono “totalizzanti”, all’insegna del “prendere o lasciare”. Qual è il tuo rapporto con l’amore e come influenza la tua scrittura? Nel senso: fai parte di quelli che per scrivere hanno bisogno di pranzare con sofferenza e delusione…

«Vivo l’amore con passionalità, istinto e un filo di cinismo. Non ho la pazienza (ma dovrò imparare, forse lo sto facendo) per restare anche quando le cose vanno male, affrontare la tempesta e uscirne indenni mi sembra sempre molto impossibile, però attorno a me vedo tanti sopravvissuti per cui nutro speranza. Io non mi cibo di sofferenza e delusioni ma la vita ne offre così tante che non è difficile scriverne insomma. Fortunatamente riesco ad entrare nelle storie altrui e farle mie, quindi già in “Abbi cura di te” sono riuscita a raccontare di storie non mie con la stessa intensità con la quale racconterei di me».

Hai coi fans un rapporto quasi confidenziale. Su Facebook rispondi a un sacco di loro post e immagino che ti arrivino anche un sacco di loro messaggi. Essere per molti tuoi coetanei un punto di riferimento è una responsabilità, un dolce piacere, un peso che ti fa stare attenta a non deluderli?

«Credo, e sogno di non sbagliarmi, che le persone che mi seguono (che mi seguono davvero) mi somiglino, una sorta di famiglia scelta e virtuale in cui chi è venuto a cercarmi si è riconosciuto nelle cose che dico e nel modo in cui le dico, pertanto non ho timore di deludere chi so che mi capirebbe a prescindere. So, facendo musica, di avere una grande responsabilità, quella di portare il bello, lontano dalla banalità ma anche dalla ostinata ricerca del “diverso”; tento, ad ogni modo, di portare il bello secondo la mia verità. Purché sia onesto. Sempre».

I prossimi live di Levante:
31 marzo – Cap 10100 – Torino
01 aprile – Cap 10100 – Torino
02 aprile – Cap 10100 – Torino
08 aprile – Deposito Giordani – Pordenone
15 aprile – Mantova – Arci TOM
16 aprile – Firenze – Viper Theatre
24 aprile – Genova – Supernova Festival
28 aprile – Salerno – Modo
29 aprile – Napoli – Lanificio 25

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