HOSTILE Mathieu Turi
“Hostile” è il classico film a basso budget che punta tutto sulla sceneggiatura, e a ruota, sulla bravura degli interpreti. In quest’ottica, Mathieu Turi ha vinto la sua scommessa, perché il suo thriller con mostri e cacciatori non ricalca troppo “il già visto” e gira attorno a una storia d’amore e ai suoi risvolti. Ok, c’è un filino di miele qua e là, però la narrazione è fluida e qualche sbavatura è concessa.
La trama. Siamo in un futuro post-apocalittico, in un deserto dove si aggirano mostri che hanno superato tutto, hanno superato il concetto di zombie, non sono più nemmeno degli infetti, sono demoni, sono ex umani, di certo sono letali e bisogna fuggire per non fare la fine delle facili prede.
La protagonista è Brittany Ashworth, che è perfetta nel ruolo: infatti incarna quel mix di fragilità e durezza che è essenziale in un film dove la morte è l’invitato al posto d’onore. Grégory Fitoussi è l’altro protagonista: il suo personaggio è utile ma scritto usando qualche stereotipo di troppo.
Mathieu Turi ingegna una sceneggiatura che non eccede in inutili virtuosismi ma che nel finale forse va un pochino oltre le righe della credibilità, ma la conclusione ha comunque un senso, se proprio glielo vogliamo dare/trovare.
“Hostile” è da vedere, ma senza grosse pretese. E’ buon cinema, fatto con mano artigianale.