Cinema2018

HEREDITARY – LE RADICI DEL MALE Ari Aster

hereditary

Niente male la pellicola diretta e sceneggiata da Ari Aster. “Hereditary – Le radici del male” è più un thriller che un horror, ma, sfumature a parte, si fa forza su almeno 4 o 5 idee veramente carine, che in una certe misura rimandano a “Rosemary’s Baby”. Le musiche giocano un ruolo fondamentale nel mantenere alta la tensione.

La trama. La pellicola si apre mostrando il funerale della matriarca Ellen Graham, durante il quale sua figlia Annie (Toni Collette) pronuncia un elogio funebre in cui espone il loro rapporto complicato. Tornati a casa, Annie e suo marito Steve (Gabriel Byrne) proseguono la loro vita con i due figli. Un giorno il sedicenne Peter (Alex Wolff) chiede ad Annie di poter usare la sua auto per andare ad una festa, ma la madre acconsente a patto che porti con sé la sorella tredicenne Charlie (Milly Shapiro). Da qui in poi la storia prende una direzione chiara…

Il cast è azzeccatissimo e non c’è un personaggio mal scritto oppure un attore al di sotto delle attese. Tutti e quattro i protagonisti sono perfetti, con una Milly Shapiro da applausi. Bella anche la fotografia di Pawel Pogorzelski, mentre il montaggio è uno dei punti deboli del film, perché alterna cose buone a momenti dove il ritmo è un miraggio. Ari Aster firma una regia dalla forte personalità ma sinceramente l’opera si poteva tranquillamente asciugare di una ventina di minuti per darle maggiore forza e non rallentarne lo sviluppo. Gli ultimi dieci/quindici minuti giustificano il prezzo del biglietto e – seppur non lineare al massimo – alla fine la trama mostra una sua logica ad incastro.

In conclusione: un film destinato a durare e che sa intrattenere, a patto di sfoderare fiducia e pazienza. Non un capolavoro, ma una pellicola seria che prova a battere territori originali.

Review Overview

SCORE - 7

7

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