TUTTI I SOLDI DEL MONDO Ridley Scott
Un giorno vedremo anche l’interpretazione di Kevin Spacey, è sicuro, nel frattempo godiamoci questo maestoso Christopher Plummer, che probabilmente farà incetta di meritati premi nei prossimi mesi (vincerà l’Oscar, segnatevelo), non solo in virtù di un’interpretazione magistrale, ma soprattutto per quel suo salire sul treno già in corsa di Ridley Scott, cioè a riprese ultimate e a poche settimane dal lancio mondiale della pellicola. Insomma, un J. Paul Getty di grandissimo livello, teatrale il giusto. Ci piacerebbe parlare bene anche degli altri attori di “Tutti i soldi del mondo“, ma il cast non ci ha impressionato granché, ad esclusione di Mark Wahlberg, che curiosamente è stato stroncato da una certa stampa, mentre a nostro avviso ha fornito una prova discreta.
La trama. Il 10 luglio 1973, a Roma, alcuni membri della ‘Ndrangheta rapiscono il sedicenne John Paul Getty III. Il loro obiettivo è ottenere un lauto riscatto da parte del nonno del ragazzo, il noto magnate dell’industria petrolifera nonché uomo più ricco del mondo, J. Paul Getty. Tuttavia il miliardario lascia la stampa ed i rapitori stupefatti quando si rifiuta categoricamente di pagare la somma pattuita, anche se questo potrebbe significare la morte del nipote; per Gail Harris, madre del ragazzo ed ex nuora di Getty, inizia così una lotta contro il tempo per salvare il figlio da morte certa.
A riprese ultimate si è resa necessaria l’operazione volta ad eliminare dal film Kevin Spacey, che originariamente interpretava J. Paul Getty, a causa delle numerose accuse di molestie emerse nei suoi confronti. Una bella botta per Scott e per la produzione, che ha dovuto sborsare 10 milioni di dollari (un quarto del budget) per rigirare le scene di Spacey, questa volta con la presenza di Christopher Plummer.
Torniamo alla recensione. Scott firma una regia bella e solida, con un montaggio che non lascia respiro allo spettatore. Convincente anche la fotografia di Dariusz Wolski. Dicevamo del cast. Tolti Plummer e Wahlberg, il resto è poca roba: Michelle Williams (la madre del ragazzo rapito) è anonima, quasi impalpabile; Christopher Plummer (il Getty rapito) non lascia il segno, e poi ci sono gli italiani: da Marco Leonardi a Nicolas Vaporidis, passando per Giulio Base. Tutti con prove senza sostanza. Un discorso a parte lo merita Romain Duris, che in Francia è un Dio, e che qui è stato preso per fare il bandito calabrese, un ruolo fuori dalle corde del sempre bravo attore transalpino, che in questa occasione non è sembrato ben calato nella parte, pur riuscendo a strappare una sufficienza stiracchiata.
In conclusione: un film piacevole, raccontato bene e ricco di aneddoti curiosi. La storia è stata un po’ romanzata, ma alla fine la credibilità del fatto di cronaca non ne ha risentito particolarmente.