ROCCO TRAISCI L'amore ai tempi della collera
Ci sono tre livelli nella canzone d’autore moderna: il livello più basso è quello dove ci trovi i “copioni spudorati”, gente che non solo sogna di rifare Guccini, ma sotto sotto crede persino di esserlo e ha sostituito il nome di battesimo con un più consono Francesco. All’estremo ci sono quelli che provano a ridefinire le coordinate del genere. Poi nel mezzo ci sono quelli che pescano dai due livelli. Rocco Traisci con “L’amore ai tempi della collera” sta nel mondo di mezzo – giusto per citare Carminati.
Il Nostro prova a mischiare le carte in tavola, ma le buone intenzioni non sempre raccolgono i frutti sperati. La scrittura di Traisci è ambiziosa, colta, tuttavia è troppo legata a un cantautorato vecchio, vecchio, vecchio stile – per carità, non è una colpa, ma per misurarti con un passato che ha proposto dei Mostri devi avere un livello lirico eccellente, non basta essere bravini. Dal punto di vista musicale, ci sono variazioni attorno al tema centrale: la canzone d’autore strizza l’occhio al folk, al blues, al pop.
In conclusione: un lavoro dalle tinte scure con troppi alti e bassi, e con una scaletta che ondeggia alla ricerca di un appiglio. Dal mazzo tiriamo fuori l’ottima “Il Carnefice”.