HOUDINI RIGHINI Lascaux
Giuseppe Righini – da qualche anno conosciuto anche con il moniker Houdini Righini – è autore, cantante, interprete e performer. Oltre che essere attivo in ambito strettamente musicale, si occupa anche di teatro, narrazione, giornalismo, recitazione, regia. Insomma, un personaggio poliedrico. Il suo “Lascaux” si allunga sulle passioni dell’artista rinnegando un pochino il passato e nel contempo allargando gli orizzonti.
Diciamolo subito: “Lascaux” è un album diverso dal bell'”Houdini” di qualche anno fa. Lì la forma canzone era impreziosita dall’elettronica e da valanghe di fascinazioni provenienti dagli Anni Ottanta. Il nuovo lavoro è più… teatrale, con meno “proclami” e più narrazione. Le canzoni vanno (spesso) interpretate più che ascoltate. L’elettronica non manca, ma è usata più in forma sperimentale che pop.
Il primo singolo “Con Le Mie Mani” non è immediato e anche dopo diversi contatti risulta ostico. Inoltre rimanda alle primissime cose di Marco Parente, mentre “Cristo Baal” è un pezzo che suona molto “Afterhours ultimo periodo”. “Primavera Nera” crea un ideale link tra il passato e il presente di Righini, che qui mette in mostra tutto il suo istrionismo cantatutorale. “Ora Che Ci Sei” è un mantra ipnotico, mentre la conclusiva “Dai Dai Dai” prova a pareggiare i conti usando la dolcezza, uno stile Anni Settanta e facendo perno su una poetica meravigliosa – è senza dubbio la canzone che meglio sintetizza l’arte di Righini.
Insomma, un disco non facilissimo. Per certi versi coraggioso. Che necessita di pazienza.