L’ARMA DELL’INGANNO John Madden
Non annoia, intrattiene e alla fine sono tutti contenti. In più c’è Colin Firth, che in questi contesti è sempre l’attore giusto al posto giusto. Insomma, gli ingredienti per una serata di svago ci sono tutti, a patto di non cercare chissà quale luce dentro al tunnel, perché “L’arma dell’inganno – Operazione Mincemeat” è una pellicola che ha uno sviluppo lineare e consente allo spettatore di mantenere al minimo il grado di attenzione.
La trama. Nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, l’intelligence del Regno Unito è in fermento: Winston Churchill ha organizzato uno sbarco delle forze alleate in Sicilia, ma c’è il timore che tale regione sia considerata un obiettivo troppo ovvio dai nazisti. Per evitare ingenti perdite militari, occorre depistare i tedeschi e convincerli che il reale obiettivo dello sbarco sia la Grecia: il Comitato Venti incarica dell’operazione il capitano Ewen Montagu (Colin Firth) e il tenente Charles Cholmondeley (Matthew Macfadyen). I due uomini sono molto diversi: Montagu, un ex avvocato di origine ebraica, ha inviato la sua famiglia in America per salvarla da un’eventuale invasione nazista; Cholmondeley è invece un rancoroso scapolo che vive con l’anziana madre, la quale attende invano la restituzione del corpo del suo primogenito morto sul campo a Chittagong, nel Bengala. Entrambi concordano però che tutte le proposte di depistaggio avanzate dal Comitato siano banali, e iniziano a progettarne una propria.
La narrazione fluida è il pezzo forte del film: non ci sono buchi lungo la visione e tutto è abbastanza didascalico.
Firth è perfetto nel ruolo, che per la verità ricorda altre sue prove: diciamo che nei panni del buono al servizio del Regno Unito fa sempre la sua figura. Macfadyen è una spalla affidabile: non cerca troppo spazio, fa qualcosa in più del compitino e si muove con attenzione cercando di caricare il suo personaggio di un’emozione sorda. Bene anche il cast di contorno, con una bravissima Kelly Macdonald in evidenza.
In conclusione: un racconto storico che non mette sul fuoco eccessiva enfasi.