POLAR FOR THE MASSES «Noi, una band “atipica”, un’anima sempre fuori dal tempo»
Attivi dal 2006 con sei dischi pubblicati, i vicentini Polar for the masses sono appena tornati con “Manifesto“, un nuovo singolo, il primo di tre che saranno rilasciati da qui a fine anno.
Il nuovo singolo è una canzone di protesta, ma è soprattutto un dialogo: chi c’è dall’altra parte della canzone? Chi è il destinatario?
«Questa è chiaramente una canzone di protesta, non è declamatoria ma è un modo per dire che non ci sta più bene un certo tipo di comunicazione e di propaganda. Dall’altra parte non c’è nessuno ma possono esserci tutti. Non ha un destinatario preciso, una persona precisa, insomma, non risparmiamo nessuno».
Il nuovo singolo cosa anticipa di concreto?
«Il nuovo singolo che pubblicheremo subito dopo “Manifesto” si intitolerà “Sono poco intelligente” e uscirà a breve distribuito da IndieBox Music; se vuoi è un altro modo per dire che la diversità è il miglior modo per contrastare e destabilizzare la consuetudine. Tutti hanno paura del “diverso” ma non abbiamo mai chiesto al “diverso” se ha paura di noi, probabilmente la sua risposta è sì».
Perché questa idea di trilogia?
«Siamo appena ripartiti, ci siamo fermati un paio di anni anche per seguire i nostri progetti personali. La trilogia è più un caso che un vero intento, volevamo ritornare a farci sentire ed ecco tre canzoni».
Avete sempre ridefinito le coordinate nel vostro percorso, tanto è vero che quasi tutti i vostri dischi suonano differenti l’uno dall’altro. Tuttavia, non pensate che questa voglia di non ripetersi, in una certa misura vi abbia anche penalizzati, annacquando il vostro stile?
«In 13 anni abbiamo sempre affrontato il lato artistico del nostro percorso con la massima libertà. Siamo perfettamente consapevoli che ogni album è diverso dal precedente, potrebbe essere un “difetto commerciale” che nel tempo ci ha penalizzato nei numeri ma sta di fatto che siamo ancora qui, mentre molti si sono fermati, e lo diciamo con un pizzico di orgoglio: siamo vivi e con ancora molte idee da sperimentare».
Dal 2006 a oggi avete attraversato un periodo di forti rivoluzioni, in ambito musicale, in Italia e non solo: dai cd al digitale al recupero del vinile, dal rock dei primi Anni Duemila al rap dilagante di questi ultimi tempi. Come sono cambiati i Polar for the masses?
«Ricollegandoci alla domanda precedente, è vero: in questi lunghi anni è cambiato tutto, non una volta sola, ma più volte e noi siamo sempre stati consapevoli del cambiamento. I Polar for the masses sono una band “atipica”, sono un concetto, un’anima sempre fuori dal tempo, ma nello stesso modo anche dentro ad esso. Il nostro percorso è diventato una questione di approccio e di resistenza, sappiamo che dobbiamo in qualche modo essere contemporanei ma allo stesso tempo essere noi stessi con il nostro “sentire”, il nostro vissuto. Il nuovo non ci spaventa, anzi ci spaventa tutto quello che diventa precostituito e rassicurante».