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NESLI «Provo tenerezza quando guardo qualunque Francesco del mio passato»

Francesco Tarducci, in arte Nesli, ha attraversato così tante esperienze e stagioni musicali, che stupisce sempre un po’ sapere che è appena un classe 1980. Guidato dal suo produttore Brando e da un nuovo team formato dalla Production House Go Wild Music e dall’etichetta Universal Music, oggi Nesli è distante dai suoi inizi con il rap ed è più vicino a sonorità rock e cantautorali. Ma fondamentalmente, a ben guardare, non è che sia cambiato granché nel suo mondo, perché c’è sempre l’arte della parola nel destino di Nesli.

Partiamo dall’abc. Qual è la responsabilità di un cantautore?

«La responsabilità è nei confronti delle parole, prima di tutto, e nel potere che hanno. Quello di far riflettere, influenzare, accompagnare».

In un’intervista hai detto: “La religione è sempre stata una forma di ispirazione per me”. Credere ti fa essere più ottimista, ti fa star bene o rende meno cupi i tempi in cui viviamo?

«Ogni tempo ha la sua ombra e la sua luce, non è la religione l’ispirazione, ma la fede. La religione può o no essere una bellissima storia mentre la fede è una scelta, un sentimento».

Quando ripensi al Francesco che divideva il palco con suo fratello Fabri Fibra e con Vacca, cosa provi? Hai tenerezza per quel Francesco? 

«Provo tenerezza quando guardo qualunque Francesco del mio passato, vedere quanto sia cambiato pur restando lo stesso, quante vite lui abbia attraversato».

Ne vieni dalla scena hip hop. Credi che in Italia il genere si sia evoluto negli ultimi anni o ci sia stata un’involuzione?

«Credo che sia un genere ciclico e ogni ciclo dura più o meno 5 anni: 5 anni di luce, 5 anni di buio. E’ una musica che si rigenera nell’ombra, tornando ad una sorta di origine, per poi diventare e tornare di nuovo visibile e commerciale ma quando raggiunge il massimo dell’esposizione, deve per natura tornare embrione».

E’ curioso: nelle tue foto è raro vederti sorridere. 

«Smentisco, molte foto mi ritraggono sorridente e comunque – sorride – faccio il cantante e non il comico, anche se nella vita privata credo di essere divertente».

Cosa ti rende felice e spensierato? 

«Mi rende felice stare bene».

Nel tuo stile, sul palco nei live, c’è spesso una mano che si tende verso l’ascoltatore o verso qualcosa. Cosa vorresti afferrare?

«Quello che non si vede…».

Che rapporto hai con Brando e in che misura, credi, che il suo apporto ti sia risultato utile?

«E’ un grande artista, un professionista impeccabile, un bravissimo musicista, un produttore unico e ho la grande fortuna di averlo come Amico e di averlo affianco in ogni passo che faccio. E’ anche il mio produttore ed è grazie a lui che è accaduto tutto questo».

Da sopra il palco, i giovani che vedi ti sembrano più bisognosi di un futuro (lavorativo) o di buoni esempi da seguire?

Sorride: «Di canzoni dei miei vecchi album».

E’ vero che smetterai di usare il nick Nesli per chiamarti semplicemente col tuo nome?

«No, non è vero e comunque non per adesso. Nesli resta e anche il messaggio “Il Bene Genera Bene“».

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