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ALIA Asteroidi

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E’ un pop anemico, quello di Alessandro Curcio, qui al suo disco d’esordio. E questo nonostante dei testi ricercati.

Prodotto da Giuliano Dottori, “Asteroidi” (Neverlab Dischi) è un album dove testa e cuore cercano la via del compromesso, dove melodia ed elettronica si parlano con estremo garbo. Il risultato è un “pop gentile” che però non lascia il segno soprattutto dal punto di vista musicale: gli arrangiamenti non convincono, il cantato di Curcio è monocorde e l’orecchiabilità non sempre rende il giusto merito ai bei testi dell’autore. Eppure gli ingredienti giusti ci sono: il talento di Dottori in cabina di regia, delle liriche sfiziose, un suono magari non originalissimo ma che strizza l’occhio in maniera sbarazzina a una certo pop elettronico Anni Ottanta. Insomma, la sensazione è che le parti del cocktail non siano state dosate nel modo giusto.

Ci sono tanti synth in “Asteroidi”, batterie solo elettroniche, qualche chitarra elettrica, pochissimi strumenti acustici (giusto in “Goldie Hawn” la chitarra di Cesare Malfatti, già nei La Crus). Ecco, c’è pure Malfatti, un altro che non è mai banale, ma nell’occasione la sua presenza risulta anonima.

Il pezzo migliore? L’iniziale “Bouquet”.

Review Overview

QUALITA' - 56%

56%

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