GUÈ PEQUENO Vero
Non è più quello di “Mi Fist”, ma in questo nuovo capitolo solista, Guè Pequeno non è neppure quello degli ultimi lavori coi Club Dogo. E non è detto che sia un difetto. “Vero” è un disco con una produzione davvero notevole – quasi tutte le basi hanno qualcosa di sfizioso. Pequeno ci rappa sopra senza aggredire le orecchie dell’ascoltatore e senza fare troppo “grosso”. Per carità, coca & troie compaiono random lungo le liriche (del resto i ragazzini bisogna pur sempre lisciarli…), però senza esagerare.
Il rap è la base di partenza. Guè Pequeno ci aggiunge tantissimo per spingere il suo prodotto sino ai confini del pop da classifica. In questo senso pezzi come “Equilibrio” o “Interstellar” (con la presenza di Akon) raccontano tantissimo degli intenti dell’artista milanese, che viaggia verso i 40 anni con le idee belle chiare su ciò che vuole e ciò che invece non gli interessa. E quindi? Per andare al sodo che valore dare a questo album? Dal punto di vista sonoro è davvero una delizia, tutte le canzoni in scaletta hanno personalità e spessore, mentre dal punto di vista lirico metà dei brani non sono granché. Anzi, sono proprio trascurabili. Insomma, al netto della mega produzione, qual è il reale stato di salute del talento del signor Cosimo Fini? Cioè, asciugando il contenuto, cosa resta? Noi abbiamo il sospetto che resti poco, però sarebbe scorretto far pesare le opinioni nella valutazione oggettiva di un compact. Il pezzo migliore? “Voodoo”.