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ENRICO RUGGERI «Il mio privilegio? Poter raccontare agli altri che la vita è spettacolare»

Via i preamboli, perché con Enrico Ruggeri – una carriera sconfinata di dischi e successi – non sono davvero necessari.

Chi sono i moderni Frankenstein?

«In tanti vorrebbero che dicessi Berlusconi, ma parliamoci chiaramente: siamo un po’ tutti dei moderni Frankenstein. Non vogliamo più invecchiare, rifiutiamo le rughe, prendiamo il viagra, per non morire venderemmo l’anima. Tutta questa ribellione al tempo che inesorabilmente passa ci porta, talvolta, ad essere ridicoli. Come quelle donne col collo da cinquantenni, ma le labbra a canotto e il seno rifatto, oppure quegli uomini coi capelli finti».

Un affresco agghiacciante, signor Ruggeri…

«Siamo troppo viziati, vogliamo sempre di più».

Quindi?

«Quindi bisognerebbe fermarsi a riflettere. Le faccio un esempio. Molti, spesso, mi chiedono notizie sulle donne dello spettacolo, ma non ci rendiamo conto di quante bellissime donne ci sono, magari, nel nostro supermercato sotto casa che fanno la spesa, ma non avendo il vestito sgargiante oppure i paparazzi alle spalle non le consideriamo. Io nella mia vita ho trovato donne interessantissime che facevano le segretarie d’azienda, le delegate di produzione o un lavoro normale. Insomma, le donne bellissime le abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, ma non ce ne rendiamo conto».

Mi piace parecchio Twitter. L’idea che un pensiero possa essere condiviso con migliaia e migliaia di persone in tempo reale mi esalta

Lei ha fatto innamorare con le sue canzoni tante donne. Qual è il segreto per conquistare l’altra metà dell’universo?

«Far capire alla donna che desideri che dentro di te esiste un grande e profondo universo».

Morgan, a una domanda così, ci suggerì di portarci sempre in tasca un libro di poesie…

«Può servire, ma è importante mostrare il proprio mondo per conquistare una donna».

Lei ha fatto tantissime cose in ambito artistico. Cosa le manca?

«Mi piacerebbe dipingere, ma sono un pessimo disegnatore. La mia mano non asseconda il cervello».

Qual è la cosa più bella del suo lavoro?

«Poter raccontare agli altri che la vita è spettacolare».

Si sente arrivato dopo così tanti successi?

«Guardandomi indietro sono contento delle cose che ho fatto e mi reputo fortunato».

Lei è nato il 5 giugno 1957; lo stesso giorno del 1977 veniva messo in vendita l’Apple 2. Qual è il suo rapporto con la tecnologia e con i miti della new economy?

«Una volta c’erano i Principi, oggi i protagonisti delle favole moderne sono i diciottenni che vendono un sito per svariati milioni di dollari. Per quanto riguarda la tecnologia, mi piace in particolar modo Twitter. L’idea che un pensiero possa essere condiviso con migliaia di persone in tempo reale mi esalta. Una volta c’era il divismo, oggi se vuoi, puoi seguire il tuo artista preferito con estrema facilità».

Parliamo di politica?

«Volentieri. Sono molto interessato al futuro del mio Paese, ma sa qual è la cosa che più di tutte mi fa star male?».

Prego…

«L’esser diventati una colonia».

Una colonia?

«Sì, una colonia culturale dell’America, e una colonia economica della Germania. Non abbiamo più una nostra moneta, una nostra cultura, in tv passano solo serie americane. Siamo diventati una colonia senza che ci sia stata alcuna guerra. Spero che prima o poi l’Italia riesca a rialzare la testa per ottenere la sua giusta indipendenza».

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