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MAHMOOD «Quando uno si impegna davvero i risultati poi arrivano»

«Mi fa strano essere chiamato “personaggio del momento”, non riesco ancora a realizzare. Sono soddisfatto perché la gente che non mi conosce, magari, pensa sia nato tutto da Sanremo ma in realtà dietro c’è un lavoro di anni in cui ho scritto pezzi per me e per altri e sono molto orgoglioso del lavoro e trovarmi qui mi fa un po’ strano ma era quello che volevo da sempre. L’ho cercato, ci ho lavorato, ho tenuto duro e questa cosa mi dà la speranza che quando uno si impegna davvero i risultati poi arrivano – ha detto ai microfoni di RTL 102.5 Mahmood che, interrogato sul suo carattere e sulla possibilità di cambiarlo, aggiunge -. Questa cosa del ragazzo umile e a modo l’ho letta spessa ma io non lo faccio, faccio quello che sono, non faccio cose con sforzo che devo impegnarmi a mantenere nel tempo. Sono fatto così, ho avuto un’educazione ferrea da madre sarda e non credo che cambierò nel tempo».

E ancora: «Dopo la notte della finale non ho più rivisto nessuno, sono stato un po’ con Il Volo durante la foto di TV Sorrisi e Canzoni ma poi non ho visto più nemmeno loro perché sono andato a fare altre interviste, ho fatto le sei di mattina. Ho dormito un’ora e poi ero di nuovo a fare interviste».

Sulla questione legata alle sue origini e a Milano, città dove è nato, e sulla figura paterna di cui parla nel brano vincitore del festival, “Soldi”, Mahmood aggiunge: «Devo molto a Milano, nei miei pezzi, nelle mie descrizioni, essendo nato e cresciuto qui mi ha fatto da culla della musica e mi ha ispirato tanto questa città. La figura del padre? Nel mio mondo interiore l’ho vista sempre come, non so, quello che doveva un attimino occuparsi delle faccende non troppo quelle dedicate all’istruzione ma fare un po’ da “boss” della famiglia, nel mio caso l’ha fatto mia madre Anna che mi ha fatto sia da madre che da padre. In questi anni ho rivisto la figura del padre anche in mia madre e ho capito cosa dovrebbe fare, dovrebbe occuparsi della casa, dell’istruzione, lei mi ha sempre fatto studiare e mi ha obbligato fino alla quinta liceo. Magari ci sono famiglie che quando il figlio dice di non avere più voglia e preferisce andare a lavorare per guadagnare i primi soldi non gli fanno finire l’istruzione. A me era capitato anche quel momento lì ma per fortuna ho avuto anche un’istruzione abbastanza ferrea a casa e la figura del padre l’ho rivista in mia madre, devo tanto a lei».

Su quella parte di Mahmood che può essere stata sfida ma anche dolore vero, il giovane artista di origini egiziane ha detto: «Più che dolore è un peccato non aver vissuto certe cose, ho vissuto un’infanzia e un’adolescenza bellissime e non ho nulla da rimpiangere, ma mi sarebbe piaciuto conoscere meglio certe tradizioni, certi aspetti di una cultura che conosco meno. In Egitto sono stato tipo due volte, una volta ad otto anni. Mi sarebbe piaciuto conoscere di più le radici, magari lo farò in futuro, non mi precludo nulla».

Le polemiche, i titoli di alcuni giornali e il caos post vittoria non sembrano però aver rovinato la festa a Mahmood: «Mah, è una cosa talmente grande e inaspettata per me che ci vorrebbe molto, molto di più per farmi andare via tutta questa gioia che ho al momento, quindi direi di no, proprio zero». E su cosa ha amato maggiormente e cosa meno della kermesse canora aggiunge: «Una delle cose che senza dubbio più mi ha dato gioia in questo Festival è stato innanzitutto l’appoggio dell’orchestra perché chiedere all’orchestra di partecipare a un brano non proprio tradizionale per quello che è il festival di Sanremo – potevano benissimo dirmi “non battiamo le mani, suoniamo” – invece hanno voluto partecipare a “Soldi” in maniera totale. Volevamo l’impatto scenico di tutta l’orchestra, dovevano appoggiare gli strumenti e battere le mani e sono stati dei grandi, sono molto grato all’orchestra. Poi mi mandavano i video di ciò che succedeva in sala stampa quando cantavo io ed erano tutti felici e ballavano, battevano le mani, questa cosa mi ha fatto molto, molto piacere. Invece, non so se vi ricordate, ma l’ultima sera ho iniziato a cantare e non mi sentivano e ho detto boh, magari è un problema di cuffie, e mentre canto mi tolgo le cuffie e vedo questo signore in platea che mi guarda e mi fa segno di no, come per dire “Lascia perdere, non si sente” e mi si è gelato il cuore. Si è rifermato tutto e siamo ripartiti, e ripartire dopo che non ti va il microfono è una roba bella pesante ma ciò che non ti uccide ti fortifica, quindi magari mi ha fatto male ma poi mi ha fatto bene».

Infine, sugli italiani in un periodo in cui si fanno tifoserie su tutto, dalla musica, alla televisione alla sessualità e sul fatto che forse siano più profondi e sensibili di quanto non appaiano in realtà, Mahmood ha detto: «Credo di sì, ma per me parlare ancora di distinzioni è il vero errore. Sono cresciuto in una generazione con un’apertura mentale talmente vasta che secondo me è proprio nel parlare oggi di queste cose che si creano le distinzioni. Credo più nel fatto che siamo sulla stessa barca, siamo tutti uguali e che abbiamo tutti gli stessi diritti».

E ad alcuni italiani magari frettolosi nel giudicarlo direbbe che: «Prima di tutto, faccio il cantante e cantautore e sono consapevole del fatto che la mia musica possa piacere o non piacere. Io le critiche le accetto tutte, veramente, ma solo se sono costruttive perché così posso imparare anche io; sono ancora agli inizi e devo ancora imparare tanto di questo mestiere e mi servono le critiche costruttive. Quindi agli italiani prego solo di farmi delle critiche che abbiano delle fondamenta e non a caso».

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