GIOVANNI SUCCI Lampi per macachi
Ognuno ha i propri punti di riferimento. Giovanni Succi, la corda e il legno dei sempre granitici Bachi Da Pietra, si è scelto Paolo Conte, l’avvocato, il paroliere, il pianista jazz, l’unico cantautore sempre ascoltato da Succi dall’infanzia ad oggi. E quale via si può intraprendere per rendere omaggio a un proprio maestro senza tradirne l’opera? Ovvio, riprendere certe canzoni e provare a confrontarsi con esse. E’ nato da questa idea “Lampi per macachi“, il tributo di Succi a Paolo Conte, otto canzoni del maestro trasfigurate. Otto canzoni che Succi ha marchiato a fuoco con il proprio stile, con quella sua timbrica così particolare, con la cadenza malinconica che ben si sposa all’immaginario del genio di Asti.
Non c’è il jazz lungo la scaletta, ma c’è tanto noir, c’è il passo lento di chi non corre per arrivare ma per vedere il tragitto. Francesca Amati interviene in “Come mi vuoi” e rende l’interpretazione con Succi calda e sensuale, perfetta. Bellissimo l’intreccio sonoro su “Diavolo Rosso”. Mentre la celebre “Bartali” è qui proposta con una veste che la rende quasi irriconoscibile, una canzone senza ritmo, diversissima dall’originale, ma non per questo meno interessante.
“Lampi per macachi” è un omaggio a Paolo Conte ma è anche un disco estremamente personale. Con canzoni non scritte da Giovanni Succi, ma in qualche modo sue di diritto.