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PARRANDA GROOVE FACTORY Nothing but the rhythm

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Un producer di musica elettronica, un bassista e 8 percussionisti uniti in un progetto chiaro: mischiare gli strumenti della tradizione percussiva brasiliana con le sonorità della musica funky, reggae, folk ed elettronica. Nothing but the Rythm” è il primo disco dei Parranda Groove Factory e propone anche la reinterpretazione di pezzi legati ad altri artisti, come Antonio Carlos Jobim, Manu Chao o Matteo Salvatore. Insomma, un progetto ambizioso, ma il risultato qual è? Partiamo col dire che l’ascolto è gradevole e sulle ritmiche è stato fatto un eccellente lavoro. La buona volontà, cioè la voglia di mescolare generi diversi alla ricerca di un suono personale, non sempre raggiunge l’obiettivo sperato e in alcuni passaggi sembra quasi che la montagna partorisca il classico topolino, ma le canzoni in scaletta fanno di tutto per creare empatia con l’ascoltatore, e questa cosa, alla fine, ci spinge a promuovere “Nothing but the rhythm”, magari non a pieni voti, ma neppure con una sufficienza stiracchiata. I brani migliori? “Los Parranderos” e “Sacerdoti dell’umanità” (feat. Smania Uagliuns), che poi sono anche gli episodi in cui la band si prende i rischi maggiori.

Review Overview

QUALITA' - 62%

62%

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