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LOU X «Posso restare o muovermi, ma alla fine la strada è il mio ambiente naturale»

«Il rap è una disciplina, una filosofia di vita che non accetta finzioni, artifici, bugie». Vanno dritte al punto le parole di Lou X, arrivano a destinazione senza badare troppo alla forma o al lessico forbito. Lou X non è persona che ama le interviste, gli scatti (impossibile trovare una sua foto su Internet), i salotti, i dialoghi in punta di penna. E’ diretto come un colpo allo stomaco – prendere o lasciare.

Partiamo. L’hip hop italiano gode di buona salute?

«E’ ricoverato all’ospedale, in prognosi riservata. Da quel che ne so, sta male ma non malissimo».

Fuor di metafora, cosa pensi della scena italiana?

«Oggettivamente non mi piace tanto parlare di ‘ste cose. Meno chiacchiere si fanno sulla “scena” e meglio è: bisogna fare, non discutere. Detto questo, i suoni migliori arrivano dal basso, dal sottosuolo underground italiano».

Qual è la capitale dell’hip hop italiano?

«Attualmente Roma, senza dubbio».

Per te il rap è prima di tutto una disciplina: puoi spiegarci meglio il tuo punto di vista al riguardo?

«Il rap ha delle regole che vanno seguite, ecco cosa intendo per “disciplina”».

A quali regole ti riferisci?

«Sono poche e semplici, e fanno tutte perno sull’onestà: per fare rap bisogna essere sinceri, con sé stessi e con la gente».

Oggi il rap in Italia è rappresentato da artisti diversi. Cosa pensi dei tanti nomi che spopolano nelle classifiche?

«Non penso nulla: loro fanno la loro cosa».

Ultima domanda: da cosa trai ispirazione?

«Dalla strada, quello è il mio posto. Posso viaggiare, conoscere nuove persone, suonare, ma alla fine la strada è il mio ambiente naturale».

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