KIESZA Sound of a Woman
Piccola divagazione fashion: ogni ritorno di moda ha i suoi… colpevoli; è colpa di Kiesza se il 2014 ha segnato in maniera prepotente il recupero dei pantaloni a vita alta. Altro merito della venticinquenne canadese è stato quello di portare nelle classifiche di tutto il mondo (Italia compresa) la potentissima “Hideaway”, hit che ha sbancato i dancefloor e su YouTube ha collezionato una “paccata” (come direbbe la Fornero…) di visualizzazioni. Insomma, come si fa a non recensire l’album del fenomeno pop di quest’anno? E nessuno si azzardi a storcere il naso, perché a meno che casa vostra non sia una campana di vetro, “Hideaway” sarà passata di sicuro nelle vostre orecchie almeno una dozzina di volte.
“Sound of a Woman” (Universal) è un album con una produzione notevole e dei suoni pulitissimi. Kiesza (si pronuncia Caisa) si gioca in apertura la super hit e poi mette in mostra il resto del campionario che – sorpresa – è molto meglio delle attese. Per carità, un’altra “Hideaway” nel compact non esiste e non c’è neppure una canzone che possa avere la stessa potenza di fuoco, però il contorno non è malaccio. Semmai quello che non convince è il saltare di stile in stile, come se la bella canadese avesse scelto di giocare su più tavoli in attesa di scommettere su quello più redditizio. Ecco quindi che con estrema disinvoltura la vediamo passare dalla drum’n’bass di “So Deep” al soul di “Bad Thing”e per dimostrare che lei alla dance ci tiene ma senza sbracare, ci butta dentro anche una versione delicata di “What Is Love”, la super hit dance di Haddaway che nel 1993 monopolizzò radio e discoteche, brano che Kiesza presenta ai quarantenni di oggi spogliato della sua pacchianissima carica dance.
La critica ha paragonato Kiesza a Madonna. Cazzate. Verrebbe da dire che l’artista canadese ha uno stile diverso, ma la verità è che al momento non ha uno stile. La sua musica raccoglie idee qua e là e attualmente è antologica più che valore definito. “Sound of a Woman” paga carissimo questo ondeggiare tra fascinazioni diverse, risultando alla fine meno potente di quanto sarebbe potuto essere. A suo favore Kiesza ha però la capacità di intrattenere l’ascoltatore: canta bene e nelle sue canzoni ci mette la voglia di interpretare, di andare oltre il compitino. Tecnicamente ha mezzi notevoli. Per questo dovrebbe fare in fretta a scegliere una strada, per evitare pessime cadute di stile come nel caso di “Giant In My Heart” e “Over Myself”, brani che fotocopiano “Hideaway” in maniera sfacciata.
La prima parte del disco è discreta, la seconda scarsa. La media fa pendere la bilancia verso il segno negativo.