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EMILIANO PEPE «L’età è un problema per il business, non per l’arte»

Un nuovo disco – “Black Capuozzo” – ma anche una nuova sfida per Emiliano Pepe.

emiliano pepe black capuozzoIl nuovo disco è intimo, in alcuni passaggi sussurrato. Era l’idea di partenza oppure le cose sono maturate strada facendo mettendo assieme i pezzi del puzzle?

«Era l’idea di partenza, e cioè usare solo la mia voce e il mio pianoforte. Ho poi lavorato sul mixaggio dell’album cercando di non ricorrere ad “effetti speciali” ma trovando il modo di far percepire il luogo esatto dove è stato registrato, e cioè il mio studio, la mia stanza, la mia casa. Ecco l’intimità».

Ti avvicini ai 50 anni. Fai mai bilanci della tua carriera di musicista? Pensi di aver raccolto quanto era nel tuo potenziale? Oppure c’è il rammarico, magari, di non aver mai avuto una produzione forte alle spalle?

«Tutto a suo tempo. Sono riuscito a fare questo album ora e solo ora. E ora e così doveva essere. Poi ci si preoccupa troppo dell’età. L’età è un problema per il business, non per l’arte».

Nel tuo disco c’è più la Napoli di Pino Daniele che di Liberato. Mi dai una tua fotografia dei due artisti e della tua Napoli?

«Dei due artisti, io non te la posso dare. Della mia Napoli: ho fatto un album con una forte connotazione napoletana, almeno per alcuni degli 8 brani, proprio ora che ne sono lontano da 20 anni. Non so. La riesco a guardare da lontano. Ombelico del mondo. Perché c’è l’acqua del mare e il fuoco del Vesuvio. Perché c’è tanto amore e tanto odio. In ogni caso la porto negli “svirgoli” vocali che riesco a fare probabilmente perché sono nato lì».

Hai visto la scena musicale italiana cambiare tante volte in questi anni. Hai nostalgia del passato oppure pensi che quello attuale sia un momento storico musicale ricco di un talento e quindi godiamoci il presente?

«Ogni tempo ha la sua musica. C’è chi la fa e poi c’è chi la ascolta, gli piace e gli va bene, perché anche chi l’ascolta è in linea coi tempi. Poi c’è da dire che una delle cose più difficili da fare è analizzare la contemporaneità. Il giudizio sulla contemporaneità, in tutte le arti, è spesso e per tanti, occasione di grossi errori. Quindi sì, godiamoci il presente! E volendo ascoltiamoci le cose belle del passato che sono davvero tante, e siamo in un momento storico dove la tecnologia, le piattaforme, ci offrono questa bella possibilità, di sentirle tutte».

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