EMIS KILLA «Chi fa rap è inevitabilmente un autodidatta»
Dici Emis Killa e ti viene in mente subito il rap, ma soprattutto Milano, una città importantissima per il golden boy dell’hip hop nostrano.
Partiamo proprio dal capoluogo meneghino. Che città è?
«Bella e incasinata. Se scatta il verde e non ti muovi in una frazione di secondo, iniziano a suonarti le macchine dietro. Insomma, sembra quasi una gara di Formula Uno. C’è questa continua fretta che ti mette angoscia addosso. La periferia è diversa, si sta meglio».
Milano è città cara anche a Mario Balotelli, l’attaccante al quale hai dedicato un brano tempo fa. Perché?
«Perché Mario è un bravissimo ragazzo che però i media… disegnano male. Non è quel bad boy che tutti dicono, ma è un tipo brillante, gentile, persino timido».
C’è chi sostiene sia un pessimo esempio per i ragazzi. Tu che ne pensi?
«Penso il contrario. E’ partito dal basso e dopo una vita travagliata è arrivato in alto. Un bell’esempio. A volte, con Mario, si commette l’errore di associare la sua esuberanza a qualcosa di cattivo. Balotelli non è una persona cattiva».
Come Balotelli, anche tu devi relazionarti coi fans. Che rapporto hai coi tuoi sostenitori?
«Trovo interessantissimo confrontarmi coi fans. Certo, non sempre è facile…».
Hai avuto problemi?
«Se dovessi accontentare tutte le richieste che mi fanno dal vivo, tornerei a casa ogni sera nudo. “Dai, regalami il cappellino… Dai, regalami la collana… Dai, sei ricco, regalami qualcosa di tuo”. In realtà – sorride – non sono per niente ricco, ragazzi».
In alcuni tuoi pezzi parli anche di Dio: credi?
«Credo esista un’entità, non può essere tutto frutto del caso. Ci sono cose attorno a noi che sono meravigliose, dei piccoli miracoli naturali, pensiamo ad esempio ai figli, alla possibilità di riprodurci. Credo ci sia un’entità superiore».
Sogni di diventare padre?
«Più avanti sì, oggi non è ancora il momento».
Cos’è per te il rap?
«E’ un linguaggio che rispecchia la realtà e che non può essere imparato a scuola. Chi fa rap è inevitabilmente un autodidatta. Negli ultimi anni il livello si è alzato e credo che per molti ragazzi sia una valvola di sfogo importante».