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IBERLINO Hai mai mangiato un uomo?

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Bello il titolo, interessante il nome del duo, bella la foto in copertina (di Gianluca Scerni), bello l’artwork (di Kain Malcovich), bello il lavoro di Mirko Difrancescantonio (alla voce) e Fabio Pulcini (alle chitarre), bella l’elettronica proposta, belli anche i featuring della cantante Susanna Regazzi, presente in molte tracce del disco. Insomma, “Hai mai mangiato un uomo?” è un album che conquista al primo ascolto, complice una vincente unione di intenti che spinge l’ascoltatore a trovare il suo naturale posto nell’universo del duo.

Le coordinate del disco portano il progetto in un territorio fuori moda, popolato dalle meglio cose degli Anni Ottanta/Novanta: il trip hop, l’oscurità del post rock mitteleuropeo, poi Nick Cave, Battiato, Joy Division, Cohen, Massive Attack. A livello sonoro c’è tanto passato, ma il disco, attenzione, non suona vecchio.

Difrancescantonio fa un lavoro sulla voce veramente interessante: spesso è un sussurro, è un colloquio intimo, uno sparo con il silenziatore. Per gli orfani di Emidio Clementi – quello di “Club Privé” – qui c’è pane per i propri denti. Ma la voce di Difrancescantonio rimanda pure a Giovanni Lindo Ferretti, anche se i registri stilistici sono differenti. L’atmosfera inoltre è così scura, blues, che ascoltare le nove tracce al buio finisce per essere un viaggio salutare in territori dell’anima allergici alla luce e alle belle giornate.

In conclusione: un lavoro maturo, pieno di idee e fuori dalle mode del momento. Difetti? Manca forse un singolo forte e una maggiore attenzione ai ritornelli, ma quello de iBerlino è – al netto delle tare – uno dei dischi imperdibili di questa prima fase del 2018.

La canzone migliore? La conclusiva “Non si può vietare in un deserto”: un mantra ipnotico di 12 minuti.

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