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SUZ Lacework

SUZ_lacework

C’è stato un tempo nel corso del quale uscivano album di trip hop ogni 3×2. Quel tempo è (tristemente) passato e oggi le uscite sono molto più rare e spesso mescolano stili diversi. Susanna La Polla, in arte Suz, cantante e autrice bolognese, è qui al suo terzo lavoro e “Lacework” è davvero un disco interessante, perché la proposta non è semplicemente roba buona per incalliti nostalgici, ma arriva fresca, gravida di soluzioni sonore sfiziose.

La parola inglese che dà il titolo al nuovo lavoro di Suz significa “pizzo”, “merletto”, ma se si presta attenzione al significato letterale dei due termini che la compongono – “lace” (laccio) e “work” (lavoro) – emerge il senso latente di “intreccio” (“lavoro di lacci”). I dieci brani dell’album hanno infatti tutti a che vedere in qualche modo con legami, siano essi di sangue, amicali o sentimentali; relazioni narrate o semplicemente lasciate intuire su tracce “ricamate”.

Il primo ascolto è convincente e i contatti successivi confermano le impressioni iniziali. La voce di Suz è meravigliosa perché ha sfumature diverse e va oltre il banale (e abusato) concetto di “bella voce”. Le basi rimandano a un immaginario molto Anni Novanta ma hanno quasi tutte personalità e risentono dell’eccellente lavoro in cabina di regia di Ezra. Un difetto? Forse manca un singolo davvero forte capace di spingere oltre certi confini il compact, ma chi è alla ricerca di canzoni valide troverà ampia soddisfazione con “Billie”, “Pure rapture”, “King of fools” e “Still water”.

Review Overview

QUALITA' - 68%

68%

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