THE WEEKND Beauty Behind the Madness
Detto che The Weeknd canta e interpreta da Dio – e fino a qui è la classica scoperta dell’acqua calda – il suo “Beauty Behind the Madness” sembra avere tutto per attirare a sé un pubblico traversale per interessi musicali e per età (dal giovincello all’impiegato ultra quarantenne), perché l’artista canadese piega il soul alle esigenze del pop senza sbracare troppo.
“Can’t Feel My Face” è il brano che ha trainato al massimo (e ai massimi livelli) il secondo disco di The Weeknd e onestamente ci sentiamo di aggiungere poco altro ai commenti e alle lodi che hanno accompagnato l’ascesa del pezzo nelle classifiche di mezzo mondo. Ma cosa c’è oltre la super hit? Insomma, cosa c’è in questo compact extra large? Ecco, la prima cosa negativa è il numero dei brani in scaletta: 14, troppi. Perché va bene cavalcare l’onda del soul, ma dopo un paio di ascolti le canzoni della prima parte tendono a risultare carine, per carità, ma un po’ troppo simili a qualcosa di “già sentito”. Nella seconda parte il compact sale di tono (gli arrangiamenti variano un pochino) e troviamo anche le due collaborazioni di pregio: Ed Sheeran e Lana Del Rey. Prima però un’altra considerazione: The Weeknd ci piace un sacco quando fa il Michael Jackson, cioè quando libera la sua voce e va oltre il compitino, in questo senso oltre alla super hit già citata, vi segnaliamo anche la bella prova in “In the Night”.
Dicevamo prima delle due collaborazioni. Notevole il brano con Ed Sheeran, mentre Lana Del Rey porta qualcosa ma non tutto il talento di cui è dotata.
In conclusione: un buon disco, ma forse investiremmo più nel comprare una manciata di canzoni invece che l’album nella sua interezza.