THE GHIBERTINS The Life & Death of John Doe
Non ricordavamo di averli recensiti in passato e all’inizio dell’ascolto – senza guardare troppo le note stampa – pensavamo di avere a che fare con un progetto straniero. E invece questi The Ghibertins sono italiani e li avevamo già incrociati in passato.
La loro proposta ha poco o nulla di italiano (forse una certa propensione per le melodie “rotonde”), è un’idea di musica che guarda all’Inghilterra e all’America, senza però scimmiottare i Maestri del pop-rock alternativo. Non vogliamo fare il solito giochino del “…assomigliano a…”, ma diciamo che l’ascolto del disco rimanda a certe band – è vero – tuttavia l’originalità abita qui, soprattutto negli arrangiamenti, spesso coraggiosi e mai truffaldinamente pomposi o ruffiani.
Il protagonista dell’album è John Doe, un termine medico/legale utilizzato quando il vero nome di una persona è sconosciuto o viene intenzionalmente nascosto. Una scelta per sottolineare il messaggio della band: «Per quanto cerchiamo di lasciare un’eredità, un segno del nostro passaggio sulla Terra, nessuno si ricorderà di noi tra 200 anni. Siamo tutti di passaggio su questo mondo, siamo tutti dimenticabili, siamo tutti John Doe. Tuttavia, la vita di ognuno di noi è unica e vale la pena di essere raccontata».
Fedeli a questa logica, cosa merita di essere ricordato di “The Life & Death of John Doe“? Sicuramente la prima parte del disco è veramente buona, con un sacco di potenziali hit. La band quando spinge sull’acceleratore offre le cose migliori, quando cerca invece l’atmosfera perde qualcosina. Nella seconda parte il compact smarrisce la brillantezza dell’inizio. In generale però siamo alle prese con un lavoro di qualità.