MIMOSA Hurrah
Partiamo dalla critica: in questo suo secondo lavoro Mimosa si è messa a nudo (e non ci riferiamo soltanto alla foto in copertina), ha accettato di confrontarsi con il suo intimo e di metterlo a disposizione dell’ascoltatore. Lo ha fatto, però, con il freno a mano tirato, cioè: alla fine ti sembra di aver capito il suo concetto di sentimenti e amore, ma a rifletterci bene non tutto è stato proposto in maniera chiara, didascalica, e così quell’immedesimazione che tanto piace a chi ascolta musica e cerca consolazione e riflesso nel vissuto altrui è stata un po’ tradita.
Questo non toglie che “Hurrah” è un buonissimo disco. Registrato fra Roma e Genova, prodotto da FiloQ e voluto da Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti, che compare anche nel conclusivo “Angeli”, l’album è stato composto al pianoforte da Mimosa ma con ampie concessioni all’elettronica. E’ un disco meno sfrontato dell’esordio, ma più maturo e più coscienzioso, con una sua logica omogenea, dal momento che tutte le canzoni hanno un tratto distintivo comune.
Mimosa dosa bene il pop, prova a far sua la lezione di eroine come Björk e Meg senza imitarle, e diversi pezzi della scaletta arrivano a conquistare l’ascoltatore al primo contatto. Insomma, un buon album ma crediamo di passaggio: il meglio deve ancora venire, nel frattempo Mimosa ci ha preso evidente gusto con la musica.