PINO SCOTTO «Alla musica devo tutto: senza il rock sarei finito a fare il ladro o lo spacciatore»
«Non chiamatemi artista, io sono un operaio che si diverte a cantare». Ad una certa età e dopo una vita di lavoro duro, c’è chi farebbe carte false per un’esistenza tranquilla, e invece a Pino Scotto, mito del rock italiano, la vita su e giù dal palco calza a pennello: «Alla musica devo tutto: senza il rock sarei finito a fare il ladro o lo spacciatore. E’ stata la musica a darmi la forza di reggere questa società schifosa».
Cos’altro è per te la musica?
«E’ il mio sogno e non ho mai permesso a nessuno di portarmelo via. Ogni giorno dico “grazie” alla musica: se continuo a salire sui palchi con l’emozione di un ragazzino di 17 anni il merito è suo».
Fiero del tuo sogno e poi?
«Fiero di aver lavorato per tanti anni in fabbrica, perché la fabbrica mi ha aiutato a tenere i piedi ben ancorati alla realtà, mi ha permesso di rapportarmi quotidianamente, e per una vita intera, con la gente normale, quella che ha cuore e valori».
I tuoi valori quali sono?
«Io credo moltissimo nell’affetto e nel rispetto verso i propri genitori».
Ma il rock, quello puro, non è un ambiente con poco spazio al sentimentalismo ed ai valori?
«Non me ne frega nulla. Io non ho mai creduto al rock che ti fa vivere di inutili apparenze, che ti spinge solo a pensare al potere e ai soldi. Vivere così significa perdere il contatto con la realtà, con le tue radici. Insomma, è vivere di merda, lasciamelo dire».
Non hai mai avuto paura di attaccare i politici…
«Devono andare tutti a casa; questi politici hanno sempre marciato divisi all’apparenza, ma non hanno mai rinunciato a nulla, si sono sempre fatti sponda l’uno con l’altro».
Ti vedresti in politica?
«Sì, mi vedrei, ma…».
Ma?
«Non potrei mai lasciare la musica».
Avessi delle responsabilità politiche cosa faresti?
«Cercherei di creare subito dei posti di lavoro. Bisogna dare lavoro a questi ragazzi, perché senza dignità e lavoro nessuno può coltivare i propri sogni. E poi prenderei tutti quelli che ci hanno portato sull’orlo del fallimento e, zappa in mano, gli farei provare il gusto della fatica vera. Questo Paese deve svoltare. Io mi incazzo da matti quando vengo a sapere che dal nulla spariscono miliardi oppure che in Italia le opere incompiute sono a centinaia».