ANDREA CARBONI La rivoluzione cosmetica
«Leggevo qualche giorno fa di come non si facciano più dischi di protesta. Ecco, il mio lo è. E’ un’equazione dove ho messo il tempo, gli ideali che avevamo 20 anni fa, convinti che facciano ancora parte di noi, infinitamente belli per un puro gusto estetico, e le nostre azioni. Se fai finta di non capire le parole è un disco comodo, se ti metti ad ascoltare devi per forza di cose fare i conti con te stesso, magari trovando una scimmia a tre teste. Ecco, qualsiasi cosa sia, quello sei tu oggi».
In attesa di scoprire se Andrea Carboni ha tre teste, possiamo tranquillamente dire che la recensione migliore l’ha fatta l’artista stesso. In effetti “La rivoluzione cosmetica” è un disco di protesta, un album che prende posizione e che prova a rimaneggiare la canzone d’autore piegandola alle regole del rock e non disdegnando alcune divagazioni nei territori del pop. E’ un bel lavoro? E’ un disco coraggioso, diverso nei contenuti, che per essere apprezzato dal punto di vista lirico necessita vari ascolti, mentre se il tempo scarseggia, la parte musicale non è particolarmente originale ma sa intrattenere ed è arrangiata bene. Carboni canta le sue canzoni credendoci un casino, lo capisci subito che quello che ha scritto lo coinvolge anche dal punto di vista emotivo. Insomma, uno sguardo critico sulla realtà dei nostri tempi. I brani migliori? La title track, “L’amore giapponese” e soprattutto “Santissimi”.