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THE BASTARD SONS OF DIONISO Cambogia

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I dischi (fisici, soprattutto) sono ormai degli strumenti per promuoversi all’attenzione della stampa specializzata e dei promoter. E fedeli a questa logica, i The Bastard Sons of Dioniso hanno messo assieme 9 tracce che sanno di biglietto da visita, una sorta di messaggio in bottiglia che suona pressapoco così: “Dal vivo promettiamo scintille, dateci fiducia”. E in effetti il loro “Cambogia” è un album di rock viscerale, energico, che in studio sembra un tantino… incatenato, e che live promette veramente bene, perché le canzoni hanno parecchio da dire sia a livello tecnico (sono suonate e arrangiate con maestria), sia a livello melodico (alcuni ritornelli hanno una presa immediata).

“Cambogia” è sinonimo di caos. “Cambogia” è una forte metafora per descrivere la guerra che ognuno conduce verso se stesso. Quella che, se uno vince, segna l’esistenza. Ma “Cambogia” altro non è che il nome con cui Gianluca Vaccaro, tecnico del suono e produttore di molta della bella musica italiana, da poco scomparso, distingueva sorridendo gli artisti più confusionari o i prodotti musicali più esplosivi e disordinati. Per questo “Cambogia” è contemporaneamente il titolo del disco e un manifesto saluto a un caro amico. In una parola, una dedica che ben riassume il senso del progetto musicale.

La title track ha personalità ed è il brano che conquista al primo ascolto, ma la scaletta offre altri spunti degni di nota, come “Il falegname”. Nel complesso il disco funziona perché non ha passaggi a vuoto e prende per mano l’ascoltatore sin dalle prime note, nel tentativo di rassicurarlo e stimolarlo. Si arriva al termine dei 32 minuti di durata convinti di non aver sprecato il proprio tempo.

Review Overview

QUALITA' - 67%

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