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EMANUELE FASANO «Il consiglio più frequente che mi do è di restare sempre umile»

A Sanremo, Emanuele Fasano, l’ultima serata ha fatto un figurone. Piccola premessa. Emanuele è figlio di Franco Fasano, cantautore e compositore italiano che scrisse “Ti lascerò”, la canzone cantata da Fausto Leali e Anna Oxa, che vinse il Festival di Sanremo nel 1989. Tra le altre cose, Franco Fasano ha anche scritto “Io amo” e “Mi manchi” per Leali e “Certe cose si fanno” per Mina. Torniamo però a Emanuele. E partiamo dalla sua storia, che è veramente curiosa.

Un passo indietro: 23 dicembre 2015, alla Stazione Centrale di Milano, con i suoi vent’anni e lo zainetto pieno di sogni, Emanuele aspetta il treno che lo porterà a Roma per le vacanze di Natale. Inganna l’attesa, come spesso accade, con la compagna preferita, la sua musica. Sa che in stazione c’è un pianoforte, si siede e suona. Come in altre occasioni simili, chi passa si ferma, gli fa i complimenti, lo riprende col cellulare, lo applaude. Emanuele ringrazia tutti, il suo treno è in partenza, sale e via. Pochi giorni dopo un amico lo chiama per dirgli che su Facebook sta girando un video ormai virale, già con qualche milione di visualizzazioni e che il protagonista è proprio lui, Emanuele, mentre suona in Centrale. Migliaia di persone postano commenti entusiasti e chiedono al proprietario del profilo, Alberto Simone, chi sia il “pianista della stazione”, ma questi risponde che non ne ha idea, un ragazzino che suonava mentre lui aspettava il treno e che lui come altri ha ripreso con il cellulare. Emanuele lo contatta e scopre che Alberto nella vita fa il regista di cinema e fiction, vive fra Roma e Los Angeles, che il 23 dicembre tornava a casa per le vacanze, mai si sarebbe immaginato di creare un tale subbuglio col suo video e spera che Emanuele non sia turbato dall’involontaria notorietà social. E poi accade tutto in poche settimane: il caso del “pianista della stazione” arriva all’orecchio di Caterina Caselli Sugar, che, incuriosita, cerca Emanuele per incontrarlo, conoscerlo, ascoltare altre sue composizioni. E poi Sanremo, i sogni nel cassetto e tante altre cose…

Ti sei ritrovato sullo stesso palco e a suonare il piano come Ezio Bosso l’anno scorso. Cosa pensavi un anno fa, magari vedendo Sanremo?

«Vedere Sanremo mi ha sempre procurato tanta voglia di andarci un giorno, mai mi sarei aspettato di farlo così presto. E’ stata un’esperienza incredibile che ricorderò per tutta la vita. Soprattutto dopo aver visto l’esibizione di Ezio Bosso l’anno scorso, per me ancora di più è stato un onore andarci come pianista ospite quest’anno».

Essere figlio d’arte significa avere responsabilità particolari? Tuo padre quali consigli ti ha dato per meglio decifrare il mondo della musica?

«Mio padre mi ha dato tanti consigli che però ho messo un po’ da parte sinceramente, come quello di finire il Conservatorio e di diventare un pianista classico. Ho sempre voluto fare un po’ di testa mia, perché ho la testa dura e mi sto sicuramente prendendo una responsabilità importante, ma la vita per ora mi sta dando ragione, quindi spero di poter continuare per la mia strada e con le mie idee».

Il tuo podio dei Big di questo Sanremo da chi era composto?

«I mie due preferiti in assoluto dall’inizio sono stati Fiorella Mannoia e Francesco Gabbani, poi mi piacevano anche Ermal Meta e Sergio Sylvestre, e anche Fabrizio Moro. E’ un podio gremito».

E’ fra i tuoi obiettivi tornare su quel palco, un giorno, in gara? 

«Nell’immediato il mio obiettivo è fare arrivare la mia musica a più persone possibile, perché penso che possa aggiungere qualche cosa in più nella vita della gente. Più in generale spero magari di poterci tornare come autore oppure accompagnando un cantante in un bell’assolo al piano e poi chissà, magari fra 15 anni tornarci per cantare io stesso».

Nel giro di pochissimo tempo sei entrato in un vortice di notorietà e attenzioni. Senti pressione addosso? 

«Sicuramente il consiglio più frequente che mi do è di restare sempre umile e di rimanere me stesso. Quando le persone mi scrivono e mi fanno complimenti rispondo sempre e sono felice di farlo, magari mi vedo due film in meno ma cerco di dedicare tempo alle persone che mi apprezzano, perché non bisogna mai dimenticare che se non fosse per le persone che seguono gli artisti, questi non sarebbero dove sono. So che sembra una risposta “piaciona”, ma ho sempre pensato che gli artisti devono tutto a chi li segue e li apprezza, senza di loro non potrebbero continuare a vivere di musica».

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