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MASSIMO ZAMBONI «La ribellione non è un obbligo. Neanche la felicità lo è, anzi, penso spesso sia una impostura»

La campagna di crowdfunding su musicraiser.com di “Breviario Partigiano”, il nuovo progetto dei Post-CSI, che prevede l’uscita di un cofanetto contenente un libro, un dvd e un cd dedicati alla Resistenza, si chiuderà a fine mese ma è stata già un successo. Con Massimo Zamboni proviamo a tratteggiare passato, presente e futuro di una reunion che rivede in pista tutti gli artefici di una stagione irripetibile con Angela Baraldi alla voce al posto di Giovanni Lindo Ferretti.

La prima cosa che voglio chiederti, Massimo, è come si vive in questo mondo dove tutte le ideologie del passato sono crollate una alla volta?

«Bene, male, forse la vita piccola di ognuno di noi riesce ancora a svolgersi indifferentemente da situazioni mondiali. Il crollo delle ideologie del ‘900 ha lasciato nuovi spazi al pensiero. Ma poi, tra gli uomini, la tensione è sempre tra sfruttati e sfruttatori, oppressi e oppressori. Questo non va mai dimenticato».

I nuovi ideali? Non farsi derubare del proprio tempo, della propria individualità, e allo stesso tempo non farsi ingoiare dal proprio tempo e dalla propria individualità. Accettare l’esistenza degli altri

Quali sono secondo te i nuovi ideali?

«Non farsi derubare del proprio tempo, della propria individualità, e allo stesso tempo non farsi ingoiare dal proprio tempo e dalla propria individualità. Accettare l’esistenza degli altri. Certo, la questione “sopravvivenza” del pianeta non può essere rimandata».

Con Giovanni Lindo Ferretti i rapporti tra voi si sono rasserenati. Tra una telefonata e l’altra c’è stato modo di chiarirvi definitivamente? Oppure il passato è passato?

«Il passato non passa mai. Ma non è necessariamente una dittatura. Si può convivere con un passato ingombrante».

Anno 1997. I palazzetti strapieni, “Forma e Sostanza” cantata da migliaia di persone in coro, il boom di vendite. Se pensi a quel periodo, che frammenti ti passano negli occhi?

«Proprio quelli che hai citato tu. L’idea di essere “arrivati”, ma io preferisco viaggiare che arrivare. E ricordo anche uno sconforto profondo e ineliminabile, l’idea di un errore generale».

Concedimi la provocazione, ma in un mondo dove Isis e Al-Qaeda sono l’attualità mondiale, ha ancora senso parlare di partigiani e antifascismo e Resistenza italiana? 

«Certamente. Non facciamoci distrarre, per quanto tutto il mondo sia casa nostra, noi viviamo in Italia, dovremo sempre fare i conti con il nostro Paese. In quelle istanze dei nostri padri ci sono ragioni ancora mai praticate per vivere con dignità».

Il tuo progetto solista credi proseguirà nonostante la reunion? 

«Ogni progetto ingoia gli altri, ma non li elimina, non ne riduce le ragioni. Io credo che continuerà, ho ancora troppe tensioni da svolgere. Certo, chissà, magari farò il cantante da grande».

Il pubblico che avete affascinato voi parlava la vostra stessa lingua, quella del rock, del punk. Oggi i giovani si esprimono col rap e guardano i talent. Sono semplicemente cambiati gli strumenti di ribellione in mano alle nuove generazioni oppure i giovani di questa epoca hanno meno voglia di protestare e preferiscono l’edonismo, l’intrattenimento?

«La ribellione non è un obbligo, anche se per la mia generazione lo è stato. Neanche la felicità è un obbligo, anzi, penso spesso sia una impostura. Ma non vedo generazioni appagate attorno a me, indipendentemente dagli strumenti che hanno in mano».

Tolto Giovanni, conosci benissimo i tuoi ex compagni di viaggio. Nel riprendere il lavoro assieme, c’è qualcosa che ti ha stupito di loro?

«Certo, la loro bravura musicale. La sorprendente capacità di non capirci tra noi, e poi di capirci subito dopo».

Tornare a lavorare assieme dopo tanti anni è stato come non aver smesso mai?

«Quindici anni sono un tempo lungo. Ognuno di noi ha avuto cambiamenti, scossoni, forse anche il modo per ragionarci sopra».

Dovessi spiegarle in pochissime parole, in che modo tratteggeresti le esperienze dei CCCP e dei CSI dal punto di vista umano e artistico?

«Un gran colpo di fortuna, cui ho saputo abbandonarmi senza nascondermi mai, senza averne paura».

La presenza di Angela come possiamo definirla? Una felice intuizione? Una fortunata coincidenza? Il perfetto ponte tra passato e presente? Insomma, più che una presenza aliena ai nuovi CSI sembra un ingranaggio perfettamente integrato. 

«C’è anche una buona percentuale di capacità di buttarsi senza rete che da sempre distingue le mie/nostre mosse. Siamo stati fortunati, lei e noi. Incontri così capitano raramente, e mai quando li cerchi. Spero che ognuno di noi lo tenga a mente».

Hai chiara la strada che avete imboccato come CSI? Nel senso, riesci a vedere oltre i prossimi mesi?

Sorride: «Per nulla».

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