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IL VOLO «Non siamo solo quello che la gente si aspetta, siamo versatili»

La chiamano vintage, la loro musica. Perché sempre ritorna, perché sono evergreen e inediti che hanno nel dna il concetto di evergreen. Il Volo sono il nuovo passaporto italiano dell’italianità nel mondo. Sono lo stimolo per i giovani a inseguire i sogni. Ho incontrato Piero Barone, Gianluca Ginoble e Ignazio Boschetto dopo il live scaligero del 21 settembre 2015.

Ragazzi, che emozione l’Arena piena, vero?

«Dopo 24 concerti in Italia, non potevamo avere una chiusura più bella».

Avete anche presentato il nuovo album “L’amore si muove”.

«E’ stata una responsabilità ma vederlo cantare da tutti è stato un bel sospiro».

Chi è Il Volo?

«All’estero ci chiedevano se facevamo opera o musica classica: non siamo classificabili, non siamo solo quello che la gente si aspetta, siamo versatili. Luciano Pavarotti cantava con Sting e con Zucchero, noi con De Gregori e Fragola».

Cosa è “L’amore si muove”?

«E’ la nostra carta di identità, poi ci divertiamo dal vivo: ognuno ha le sue caratteristiche ma ci unisce la musica. Per la gente è bello trovare tre concerti in uno».

Radici?

«Dean Martin, Frank Sinatra, Placido Domingo, Claudio Villa, noi decidiamo cosa vogliamo cantare. I nostri papà hanno sempre creduto in noi, e questo è stato fondamentale».

Nel disco avete scelto di non fare duetti: perché?

«E’ la prima volta che pubblichiamo un album nostro con molti inediti. Ci abbiamo pensato ma abbiamo rimandato al prossimo anno».

So che è in arrivo una sorpresa a ottobre…

«Uscirà un album di Elvis Presley per i suoi 80 anni e ci siamo noi e Michael Bublé a duettare con lui. Poi a New York parteciperemo al “Columbus Day” e canteremo nella stessa sera di Tony Bennett e Michael Bublé».

Ora andate di nuovo all’estero.

«Con questo tour vogliamo tornare in tutti i Paesi, grazie anche all’Eurovision Song Contest che ci ha dato un apporto a livello europeo, il 2016 sarà un anno di grandi concerti nel mondo».

Ecco perché “L’amore si muove” esce in tre versioni.

«Sì. Il disco nella versione americana ha solo due canzoni inedite. “Caruso” non la troviamo nella versione italiana. Tutte le versioni in spagnolo per il mercato latino-americano».

Ambizioni?

«Nomination ai Grammy, ci puntiamo!».

Ci pensate a Sanremo, alla vostra vittoria al Festival?

«Molti pensavano quanto sarebbe durato il successo ma il tour pieno di sold out ha dimostrato che questo mondo non finirà mai, speriamo di fare questo lavoro per una vita e di portare l’Italia nel mondo fieri di essere italiani. In origine potevamo essere presi in giro per il repertorio, essere etichettati come vecchi per il genere che proponiamo e invece è vintage e il vintage ritorna».

Un esempio?

«Hai mai visto eseguire “Granada” con una giacca di pelle e uno che muove il braccio come fosse una manovella? Cantata da ventenni dà credibilità. Giorgio Napolitano dopo il concerto al Senato durante la sua presidenza disse che siamo un esempio perché prendiamo l’iniziativa e ci diamo da fare. Siamo accolti nel lusso del mondo ma veniamo dalla provincia, i ragazzi non hanno iniziative: “Che facciamo?” si dicono e si fermano. Noi parliamo ai genitori, devono essere la benzina dei figli».

Descrivetevi.

«Se non si vede Il Volo in concerto non si può capire che progetto siamo. Noi vogliamo far pensare al pubblico di essere a casa ma cantiamo sempre dal vivo. Siamo veri».

In tanti vostri titoli c’è la parola amore.

«E’ un parola che ci piace».

Il duetto dei sogni?

«Con Bono Vox degli U2».

Fabrizio Basso
(www.notespillate.com)

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