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FILIPPO GRAZIANI Le cose belle

FILIPPO_GRAZIANI

E’ difficile mostrare indulgenza verso i figli d’arte. Perché la testa va sempre alla solita percezione: su dieci scalini, almeno nove, sono stati scalati con vari aiutini e immeritato merito. Oppure mettici di mezzo quel filo di umana invidia che sa di pregiudizio più che di critica. Però tolte le sovrastrutture e posta da parte la consapevolezza che Filippo è figlio del più noto Ivan Graziani, ascoltare il suo disco (edito da Officine Pan Idler/Warner Music) è davvero un piacere. Perché è un gioiellino.

I punti di contatto col famoso genitore si intravvedono, non sono evidenti. Ivan però era una cosa, Filippo è un’altra e sarebbe stupido, oggi, mettersi a fare dei parallelismi tra un artista che ha fatto storia e un altro che è ancora in fase di formazione, che però è bravo a tradurre emozioni, esperienze e sensazioni con efficacia rock e una eccellente  fruibilità pop. Arrivando persino a mischiare i generi, come nel caso di “Un’altra vita”, dove strizza l’occhio alla dance Anni Ottanta senza però sbracare.

Oltre al brano che ha presentato all’ultimo Festival di Sanremo (e che dà il titolo al disco), Graziani ha sfornato un album con diverse canzoni sfiziose, come “Fare e Disfare”, l’acida “Satellite”, la polverosa “Paranoia” e la sfrontata “Cervello”, con la presenza nel video di Andrea Diprè.

Ok, è figlio di Ivan Graziani, però provate a far finta che si chiami Mario Rossi – se proprio odiate i figli d’arte – e se cercate un onestissimo prodotto pop italiano, non resterete per nulla delusi.

Review Overview

QUALITA' - 70%

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