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GIO EVAN «Il mare ti dà una nuova educazione»

Gio Evan arriva per la prima volta in gara al 71° Festival di Sanremo con il brano “Arnica” scritto dall’autore e prodotto da Katoo. Il brano sarà presente nel nuovo album “Mareducato” in uscita il 12 marzo. Il 16 marzo sarà invece possibile acquistare la raccolta di poesie inedite dal titolo “Ci Siamo Fatti Mare“.

Il poeta approda a Sanremo in veste di cantautore, lo abbiamo incontrato per farci raccontare qualche segreto sulla partecipazione alla kermesse ligure.

Come ti stai preparando?

«Faccio le prove in un bosco, uso una penna al posto del microfono».

I tuoi viaggi sono sempre stati grandi protagonisti delle tue poesie e della tua musica, come è nato “Arnica”?

«Ero a Genga che stavo facendo un’arrampicata, ad un certo punto trovo una mono presa, io metto il dito su questo ditale ma scivolo e cado, però il dito rimane incastrato lì. Mentre aspettavo i soccorsi mi è arrivata l’ispirazione e ho iniziato a scrivere “Arnica”. Generalmente io scrivo i brani solo con la chitarra in mano, ma con il dito rotto non riuscivo, allora ho comprato una tastiera e mi sono fatto insegnare così da poter scrivere quel brano. Non avrei mai pensato di arrivare a Sanremo, soprattutto con una canzone che non nasce dalla chitarra. Le mie priorità sono spirituali e sono altre, ma la mia squadra ha visto nel brano “Arnica” una forza unica e ha pensato di provarci, alle volte bisogna fare cose anche per gli altri».

Parlaci del tuo rapporto con il mare?

«Ho vissuto gli ultimi due anni a dieci minuti dal mare, ora che non l’ho più vicino mi manca. Il mare d’inverno ti fa vedere a tu per tu, io l’ho amato tanto quanto amo questo rapporto con il mare. Andavo al mare come se fosse una scuola, con il mio taccuino. Il mare ti dà una nuova educazione».

Cosa rappresenta per te la cover che hai scelto di portare a Sanremo?

«Ho scelto “Gli Anni” degli 883 perché rappresenta le mie urla d’infanzia, Max Pezzali è stato un guru per la mia generazione. Volevo dirgli “grazie” per aver raccontato la mia giovinezza con i suoi brani. Tra tutte le canzoni degli 883 “Gli Anni” mi ricordava un po’ presuntuosamente il ritornello di “Arnica”. “Arnica” è molto più nostalgica, mi sono immaginato Max che arriva e dice “tranquillo siamo qui noi”».

I cantanti di The Voice Senior ti accompagneranno nella cover, come mai questa scelta?

«Io volevo fare una cover con persone che non fossero famose, volevo persone anziane che non fossero del mestiere. Generalmente sono una persona che ha feeling con i bambini e con gli anziani. The Voice Senior non l’avevo mai sentito nominare, me li hanno fatti vedere e quando li ho visti li ho chiamati subito perché mi sono piaciuti tantissimo. Sono dei maestri, bravissimi a cantare. Ci siamo conosciuti all’Ariston è c’è stata una bellissima forma di gratitudine reciproca».

Rappresenti la poesia a Sanremo, dunque si può fare?

«Sinceramente non lo so. Io penso che sarà una tragedia. E’ già stato fatto in passato, non servono per forza i ritornelli e musiche super esplosive».

Come è nata la copertina dell’album?

«Volevo fare questa cosa senza senso di portare un acquario vicino al mare, che si vedesse il mare sullo sfondo. Io sono il pesce dentro all’acquario, il pesce fuori d’acqua che posso andare al mare ma sono nell’acquario. A oggi penso che non si possa parlare di mare senza parlare di plastica o di inquinamento».

Come vivi questo problema ambientale?

«Credo che andremo sempre migliorando, io sono positivo, non sono uno di quelli che sostiene che gli umani si meritino l’estinzione, credo che ci illumineremo un giorno, questi sono i piccoli passi iniziali. In Italia si arriva sempre un po’ tardi. Ma tutti lo stiamo capendo piano piano. Dovremmo iniziare a consumare molto di meno per far sì che le grandi aziende producano meno, il compito è sempre nostro, il popolo può essere più intelligente dell’azienda che ha il solo fine di monetizzare. Non ci serve che gli altri si sensibilizzino trovando alternative meno gravi ma noi dobbiamo fare il primo passo».

La scelta di unire disco e libro come è nata?

«Inizialmente nasce tutto in un taccuino grande, io scrivo e scrivo poi alcune cose le metto da una parte e altre da un’altra. Quando ho le parole prendo la chitarra e faccio un po’ di jazz vocale. Suono un po’ e dico parole a caso, sono quelli i pensieri che hai in quei giorni, con la musica vedi le parole che stanno bene, le altre le sposti, poi ci non delle parole che uso sia per la musica che per la poesia, la musica è più anarchica. La poesia è il mio momento di preghiera, di raccolta, la musica è la giocosità, la parte di allegria».

Tra le tante immagini rievocate nel ritornello ce n’è una che ti rappresenta?

«“Così esile che la tormenta. Mi confonde con un panno steso al vento”: mi emoziona molto, sento di raccontare bene la mia poca virilità».

Che ne pensi di un Sanremo con così tanti giovani?

«Qua ci sono i numeri, veniamo tutti da sold out. Finalmente lo hanno capito, la musica è questa fatta dai giovani, è inutile che vai a riproporre persone che non hanno più pubblico. Penso che sia una presa di consapevolezza da parte degli organizzatori: Amadeus è avanguardista, c’è un cambio pelle e mi fa piacere farne parte».

Carlotta Sorrentino
(www.notespillate.com)

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