SERENA ABRAMI Di Imperfezione
Partiamo subito con una valutazione estetica: davvero brutto l’artwork di “Di Imperfezione“. Ok trasmettere il concetto di… imperfezione, ma le scritte nere (in piccolo) su sfondo scuro sono un pugno nell’occhio. Boh. Inoltre sembra l’artwork di un album di musica strumentale tedesca, c’azzecca poco o nulla col contenuto.
Veniamo alla recensione. Quello di Serena Abrami è un disco di pop sofisticato. La cantautrice marchigiana canta bene – ci piacerebbe spingesse più l’acceleratore sull’interpretazione, ma è indiscutibilmente titolare di un bel talento vocale, che maneggia con disinvolta padronanza, dosando i rischi. In scaletta 11 pezzi per 43 minuti di musica: tutti i brani partono lenti, ma i ritornelli smussano le incertezze e le linee melodiche rassicurano l’ascoltatore. Ottimi gli arrangiamenti, spesso firmati da Ale Bavo e da FiloQ.
La qualità media delle canzoni è discreta, con punte di eccellenza: la title track, “Forse è Culturale”, “Pioggia Sul Reduce”, “Invisibile” sono dei biglietti da visita eccellenti. Insomma, un disco che ha sostanza, con il giusto potenziale per affermarsi anche fuori dai comodi territori della scena indipendente.