BASSI MAESTRO Mia Maestà
Quanti lavori ha firmato in carriera Bassi Maestro? Forse lui stesso ha perso il conto, ma più che sul numero è sul concetto generale che vogliamo puntare. Perché non è automatico avere qualcosa da dire, anche se ti chiami Bassi Maestro e sei un Dio in ambito hip hop italiano. Anzi, spesso sono proprio i nomi grossi quelli che lavorano di mestiere per sfangarla, per ingrassare l’ego e anche il conto in banca. “Mia Maestà” è una piacevole eccezione alla regola, perché è un album fresco, che ha parecchio da dire e che riesce ad essere “vecchia maniera” ma anche attualissimo, in un gioco di specchi dove il presente è filtrato dal tocco di Bassi, che ha prodotto quasi tutte le strumentali.
In scaletta un menù ricco composto da 19 voci per quasi 60 minuti di musica. Efficace la presenza degli ospiti, fra i quali citiamo Fabri Fibra e Nitro. I contenuti sono tutti racchiusi nei messaggi dei vari pezzi, che si muovono fra leggerezza e impegno, fra voglia di non prendersi troppo sul serio e la capacità di Bassi di essere attento e vigile sull’attualità, come nel caso di “Gesù Cristo”. Di solito siamo sempre molto critici sulle durate che vanno oltre i 45 minuti, ma il disco scorre che è una meraviglia e arrivi all’ultimo episodio senza neppure accorgertene. I pezzi migliori? “Metà rapper metà uomo”, “Ancora in giro” e “Benvenuti a Milano”.