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CESARE MALFATTI Una città esposta

CESARE MALFATTI una citta esposta

«Questo progetto è iniziato esattamente un anno fa, quando ho saputo che Alessandro Cremonesi aveva ideato per Comune di Milano e Camera di Commercio di Milano, promotrici di ExpoinCittà, un legame tra sei icone milanesi e i sei mesi di ExpoinCittà – racconta Cesare Malfatti. Questo ha fatto scattare in me la scintilla per provare a scrivere sei canzoni che trattassero di queste opere, o del rapporto che Milano ha con queste opere. Ho fatto girare questa idea a tanti autori italiani, il primo che si è entusiasmato e che dopo poco ha scritto per me due testi, “Concetto spaziale” e “L’ultima cena”, è stato Francesco Bianconi. A lui devo molto, se non fosse stato per lui probabilmente questa idea sarebbe rimasta nel cassetto insieme a tante altre. Poi è arrivato Paolo Benvegnù con i testi sul “Quarto Stato” e sul “Bacio di Hayez”, quindi è stata la volta di Alessandro Cremonesi con il testo su “Lo Sposalizio della Vergine” ed infine Luca Morino con un testo sulla “Pietà Rondanini”. Ma sei canzoni sono poche per fare un album. Ho così mandato altri provini ad altri autori chiedendo di parlare di opere, particolarità o storie milanesi che li affascinassero. Ne sono nati altri sette brani. Con “Una città esposta” ho voluto realizzare una mia personale ricerca sulle opere d’arte presenti nella mia città, da quelle più famose scelte per rappresentare Milano al mondo con il progetto ExpoinCittà fino ad arrivare a quelle più nascoste».

Questa lunga introduzione era necessaria per meglio inquadrare il nuovo lavoro di Cesare Malfatti. Un album personale e nel contempo collettivo, intimo e contemporaneamente dispersivo. Partiamo dalle cose buone del disco: la voce di Malfatti è pura meraviglia, è davvero un elemento così caratterizzante che vien voglia – ascoltando il compact – di disinteressarsi delle parole cantate e della musica e di concentrarsi soltanto su di essa, sulle sue diverse inclinazioni. In senso generale “Una città esposta” è un buon disco, forse manca un po’ di intimità, manca quell’entrare dentro le cose dell’autore che in passato ha permesso di innamorarsi dell’arte di Malfatti, ma il cd funziona e dal punto di vista lirico gli interventi sono preziosi. Insomma, un lavoro del Noi piuttosto che dell’Io. I brani migliori? “Concetto spaziale” e “L’ultima cena”.

Review Overview

QUALITA' - 64%

64%

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