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LEO PARI «La tematica principale del nuovo disco sarà l’universo femminile»

Lucchetti“, l’ultimo singolo di Leo Pari, anticipa l’album di prossima uscita. Ma con l’artista non abbiamo parlato solo di questo brano, ma anche dell’attualità rappresentata dall’invadenza dell’emergenza sanitaria, del futuro dei Thegiornalisti (facciamo spoiler: il binomio da taluni caldeggiato non ci sarà) e di possibili soluzioni alla crisi della musica.

Il nuovo disco dovrebbe uscire per la fine dell’anno. Ha già un profilo ben preciso? 

«Il disco è stato già ultimato, è pronto per uscire. E’ decisamente un album pop, le canzoni sono state pensate per essere cantabili e facilmente riproducibili con un piano e una chitarra, a differenza dell’ultimo album “Hotel Califano”, che invece era concepito come un disco dance e scritto su dei beat che avevo precedentemente prodotto. La tematica principale è l’universo femminile».

Finora la tua carriera è stata un incrocio di “professioni” diverse: autore, produttore, cantante, turnista. Pensi che questa sia la forza della tua arte, oppure il tuo percorso futuro ti porterà a privilegiare una… specializzazione?

«Devo dire che alcune di queste professioni sono nate un po’ per caso, soprattutto quella del turnista, che onestamente non mi sarei mai aspettato di ricoprire, e che nonostante la meravigliosa esperienza con i Thegiornalisti, credo di non ripetere. Tutto il resto sì, considero tutte queste “specializzazioni” parti fondamentali del mio mestiere. Adoro fare l’autore per altri cantanti, specialmente quando ho l’occasione di lavorare a stretto contatto con l’interprete. Prossimamente usciranno diverse di queste collaborazioni».

Dal binomio Leo Pari e Thegiornalisti che cosa bisogna aspettarsi in futuro? Ti ha dato fastidio esser stato tirato un po’ per la giacchetta nei mesi scorsi da chi ti aveva già affibbiato un ruolo nella band?

«E’ stato tutto un po’ assurdo, e mi ha colto completamente di sorpresa. Soprattutto perché mi sembra ridicolo solo pensare che qualcuno abbia potuto pensare a me come cantante. Non vedo nessun binomio».

Anche in “Lucchetti” la lezione di Battisti è marcata. Oltre a Battisti, chi ha l’ambizione di fare pop in Italia, da chi non può prescindere? 

«Sicuramente da Vasco Rossi, che mi sembra ispiri molto le nuove generazioni di cantautori, ma anche Battiato. Credo che molti punti di riferimento siano da cercare anche nell’indie pop degli anni ‘10, siamo con un piede nel postmoderno, già da qualche anno».

Come stai vivendo questo strano periodo storico fatto di mascherine, lockdown, tensioni e incertezze? 

«Malino, c’è qualcosa che non mi torna in tutta questa storia, ma non è questa la sede per approfondire questo argomento. Per fortuna lavoro molto, sono riuscito a fare concerti in solitaria per tutta l’estate, e sto scrivendo parecchio per altri, ma – sorride – qualcosa la tengo anche per me. Non possiamo attendere la scomparsa totale della minaccia Covid, potrebbe andare troppo per le lunghe e un’immobilità prolungata sarebbe deleteria, per la musica ma in generale per ogni tipo di attività. Penso piuttosto che dovremmo imparare a convivere con il virus, evitando contagi, ma allo stesso tempo senza fermare del tutto l’attività dei live, adeguando i costi, e quindi anche i compensi, alla situazione attuale. Parlo anche di chi fa grandi numeri, invece che concentrare tutto il pubblico in una sola serata, si potrebbe spalmare, faccio per dire, su 10 concerti. Richiede un sacrificio, certo, ma la situazione lo necessita».

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