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MADAME «Alcuni si avvicinano al porno prima di altri»

Alla vigilia del suo primo concerto nei palazzetti, il 21 ottobre al Forum di Assago (Milano), Madame si racconta a Vanity Fair, nell’anno che l’ha vista trionfare come artista più ascoltata degli ultimi dieci anni su Spotify. Nell’intervista la cantautrice racconta della sua nuova indipendenza, della sua nuova casa milanese, dove vive da sola, e di essere molto più sicura di sé e del suo corpo: dai suoi denti, che dice «strafighi», alla sua pancia, tatuata, che non vede l’ora di mostrare nel nuovo tour. Parla delle sue letture e dei suoi incontri, rispondendo con trasparenza a tutto: dall’esposizione precoce alla pornografia alla psicanalisi e alle domande sull’inchiesta sui falsi green pass in cui è coinvolta da qualche mese.

madameLA TERAPIA
Nel suo primo album, “Madame”, incentrato sul dolore, cantava di adolescenza e depressione, bullismo, autolesionismo.
«Se oggi sto meglio è perché ho praticato l’analisi con costanza: c’è chi fa la skincare coreana ogni giorno, e chi va dal terapeuta».
Quanto tempo è stata in analisi?
«Da sempre. È divertente, io adoro parlare. E poi mi piace imparare direttamente dai terapisti come funzioniamo».
Al di là dell’interesse culturale, le è servito?
«Sono lontana dall’idea medica per cui si va in analisi per “guarire” delle cose, dovrebbero andarci tutti. È utile parlare con qualcuno. Io ho cambiato spesso terapista, perché è come un partner, magari va bene per un periodo, poi non più. Non divento mai dipendente, mentre è successo il contrario».
Un terapeuta si è innamorato di lei?
«È successo. Ho cambiato».

IL PORNO
Lei ha detto di aver iniziato a guardare porno a 8 anni: questa cosa che effetto ha avuto? 
«Ho visto di tutto, era il mio giardinetto segreto, avevo già sbirciato sulle enciclopedie a casa dei nonni. Alcuni si avvicinano al porno prima di altri».
Non crede che l’educazione sessuale dovrebbe arrivare dalla scuola e non da un porno?
«Sì, sarebbe meglio se la facessero a scuola. Ma non succede. Io ci ho messo del tempo a capire la differenza tra il sesso dei porno e quello reale».

IL CORPO
Nei video e sul palco sembra più sicura, ha mostrato anche di più il corpo, al Forum di Assago ha detto che vorrebbe provare un outfit più «nudo».
«Sono più sicura, vero. Amo i miei denti che sono strafighi così, imperfetti, non voglio correggerli. E poi mi sono tatuata tutta la pancia, vorrei fare vedere il risultato».
Che cosa si è tatuata e perché.
«È sempre stata una passione, e dopo i 18 anni, quando finalmente non serviva più la firma dei genitori, ne ho fatti vari. I primi sono stati sul collo, sulle mani, in posti visibili: per me devono essere una cosa un po’ ribelle. Ho un fungo, un sole, la scritta habibi, alcuni animali. Sulla pancia ho anche un tatuaggio sbagliato. Doveva essere una rima di Irbis 37 (rapper milanese, ndr): “Vuoi che prenda la mia medicina. Ma sono io la mia malattia”, è diventata: “Vuoi che prenda la mia medicina. Ma sono io la mia medicina”».

LE ACCUSE
Lei si definisce trasparente, sincera, senza filtri: quanto le ha dato fastidio finire sui giornali per l’inchiesta sul finto green pass, a gennaio?
«È una bella domanda. Io non credo che un errore renda una persona disonesta e non vera. Credo che gli errori non mi definiscano. Le scelte mi definiscono. Se io avessi fatto la scelta di difendere quello che ho fatto, sarebbe stata una scelta e quindi mi avrebbe definita come disonesta. La verità è che è stata una falla nel mio cammino, e non mi ha fatto dubitare di me. Anzi mi ha dato molto».
In che senso?
«Dagli errori ho capito molto di più che dai successi».
Lei ha attribuito la responsabilità di non fare il vaccino anti-covid all’influenza dei suoi genitori, che non si fidavano. Come sono i rapporti tra voi oggi?
«Buoni, non li giudico. Ho capito le loro motivazioni, ma non le condivido».
Quando hanno capito il danno che le avevano fatto che cosa hanno detto?
«Erano molto dispiaciuti».
Le indagini preliminari sono finite, lei è in attesa di capire se sarà rinviata a giudizio. Ci pensa, è in tensione?
«Gli avvocati mi aggiornano costantemente. Ma mi sono preoccupata molto all’inizio, ora mi dico: quello che deve succedere, succederà».

L’intervista completa è disponibile sul numero di Vanity Fair in edicola dal 18 ottobre e online sul sito di vanityfair.it

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