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MOKADELIC «Le critiche a "Gomorra"? Una scusa per spostare l’attenzione su altri piani»

Se la serie “Gomorra” continua a macinare record – anche la seconda stagione appena conclusa ha fatto registrare numeri notevoli – un po’ del merito è senza dubbio dei Mokadelic e delle loro trame sonore. Lo scorso 3 giugno è uscita in cd e vinile la colonna sonora della serie (per GDM Music e Goodfellas distribuzione). Con Cristian Marras abbiamo parlato di “Gomorra” e di tanti altri risvolti legati al loro lavoro nel cinema. E anche di Roma, la città dei Mokadelic.

https://www.youtube.com/watch?v=XndCnIAEUhQ

Intanto mi piacerebbe chiedervi se siete fan della serie e se siete fra coloro che portano il lutto al braccio per la morte di Salvatore Conte. Ve l’aspettavate?

«Sì, assolutamente, siamo sostenitori della serie, anche se privilegiati rispetto agli altri visto che dovendoci lavorare sappiamo sempre tutto in anteprima. La morte di Conte ci ha stupito, era uno dei personaggi cardine della serie e aveva dei mondi interiori veramente particolari, stava affrontando un percorso personale unico in “Gomorra”, e iniziava a lasciare spazio ad elementi umani che difficilmente si intravedevano in altri personaggi. Requiem for Salvatore…».

La Roma degli ultimi anni è così distante dalla Napoli raccontata in “Gomorra”?

GOMORRA«In “Gomorra – La serie” viene raccontato un mondo inquieto in cui si dipanano storie violente in un sostrato di male. In questo senso riteniamo ci siano delle differenze nella natura del male che viene raccontato tra Napoli e Roma. In “Gomorra – La serie” il centro è la droga, che costituisce un pretesto per esercitare un potere egemonico sulle vite di tutti coloro che vivono in quel particolare tipo di sistema. Roma è la città della politica e le cronache degli ultimi anni ci hanno riportato un certo tipo di malaffare legato alla gestione del potere politico. Quindi c’è una distanza, seppure ci si muova nello stesso lato oscuro dell’essere umano».

Per chiudere il cerchio e la collaborazione con Sollima, non sarebbe stimolante al massimo comporre la musica per la serie in lavorazione “Suburra”? 

«Nessuna novità in tal senso. Non sappiamo nulla di “Suburra – La serie” e di chi sarà il musicista, visto che eravamo su “Gomorra” fino a ieri».

Vi piacerebbe musicarla?

«In linea generale sarebbe interessante raccontare musicalmente Roma, visto che ci viviamo, anche se probabilmente sarebbe una linea troppo retta ad unirci».

Voi avete lavorato molto per il cinema. Come si scrive musica partendo da piccoli frammenti di immagine o storia? 

«Il percorso di creazione delle musiche è stato differente in ogni film. Abbiamo avuto la fortuna di vivere con il cinema esperienze profondamente diverse che riflettevano l’idea di ogni regista sul ruolo della musica. In “Come Dio Comanda”, ad esempio, le musiche sono nate dalle emozioni che in noi suscitò la lettura del libro di Niccolò Ammaniti, ancor prima che venisse girata la prima scena. Con “ACAB – All Cops Are Bastards” il percorso è stato parallelo, Stefano Sollima mentre girava voleva ascoltare delle cose passandole poi al montatore, Patrizio Marone, per avere già dei riferimenti (stesso metodo che poi ha ripreso anche in “Gomorra – La serie”) creando quindi una fluidità tra immagini concrete e il nostro mondo immaginativo-musicale».

Tornando a “Gomorra”, spesso la serie è stata accusata di trasmettere messaggi negativi o di suggerire emulazione. Che ne pensate?

«Troviamo che sia una scusa per spostare l’attenzione su altri piani. I preconcetti che hanno preceduto la serie sono stati tutti sconfessati. Crediamo che il cinema e la televisione siano cultura e come tale debbano essere valorizzati e anzi stimolati a fare sempre meglio. Se la paura è “l’emulazione” siamo fuori strada. Noi siamo cresciuti in un’epoca in cui i cartoni giapponesi non risparmiavano nulla e venivano perciò additati come fuorvianti e diseducativi, per la violenza che raccontavano e le scene truculente rappresentate, eppure ad oggi nessuno di noi è voluto entrare nella “Tana delle tigri”…».

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