ERRIQUEZ «La vita va vissuta sino all’ultimo millimetro»
Se n’è andato il giorno di San Valentino, Erriquez, la voce della Bandabardò. L’artista combatteva con un brutto male da tempo ma la sua riservatezza e la sua energia non avevano mai permesso di far trasparire nulla all’esterno. Lo scorso primo settembre aveva compiuto appena 60 anni. Lo omaggiamo rispolverando una nostra vecchia intervista di qualche anno fa.
Sei un personaggio riservato. Cos’è per te l’introspezione?
«L’introspezione? Se ti fermi a pensare troppo finisci per sfociare nel lamento, nella commiserazione, io preferisco sporcarmi le mani sbagliando e vivendo la vita».
Sei un grande appassionato di Fabrizio De Andrè, vero?
«Io sono cresciuto con la sua musica. Lui e Brassens hanno insegnato che la comunicazione voce-chitarra può avere un effetto dirompente. Per me è impossibile, tutt’oggi, ascoltare un brano di De Andrè senza soffermarmi sulla sua voce, su quei racconti che non annoiano mai».
In Italia c’è un erede di De Andrè oggi?
«No, non credo, nessuno può fregiarsi di questo titolo».
Neppure Capossela?
«No, lui è bravo, ma è più vicino a Tom Waits».
I testi di Faber sono entrati nella storia della musica italiana, però anche voi, con l’espressione “Se mi rilasso… collasso”, siete entrati nell’immaginario popolare. Com’è nata quella frase?
«Ero ad una festa quando un ragazzo, visibilmente alterato, disse quella frase che mi colpì molto, perché in fin dei conti riassume un pensiero al quale sono legato, cioè: la vita va vissuta sino all’ultimo millimetro. Sono una persona pratica: ho sempre preferito agire d’istinto e pensare poco».
Sai che per molti siete un “gruppo politico”?
«E questo mi infastidisce parecchio. Se avessimo voluto esserlo, l’avremmo dichiarato. Non abbiamo mai fatto comunicazione politica con la nostra musica. Noi, durante i live, siamo semplicemente delle persone che partecipano ad una festa, non siamo dei lanciatori di slogan e non dispensiamo consigli al pubblico».
Ti piace la politica?
«Ho una bassa considerazione della classe politica italiana, e mi dispiace vedere la gente sostenere molti partiti con atteggiamento quasi calcistico, votandoli indifferentemente dagli errori commessi. Viviamo in un Paese dove i politici sono delle rockstar, parlano di tutto in tv: calcio, gossip, moda. Siamo distanti da realtà come Germania, Francia, Lussemburgo, realtà che ho conosciuto: lì la politica è reale gestione della cosa pubblica».
Come ogni anno, arriva il momento del Festival di Sanremo. Mai stuzzicati dall’idea di andarci?
«Diverse volte ci sono stati offerti i palchi di Sanremo e del Festivalbar, ma abbiamo sempre preferito rifiutare. E poi l’idea della gara sanremese mi fa inorridire. Per non parlare della prospettiva di dover eseguire per una settimana intera la stessa canzone: impazziremmo. Molto meglio – sorride – fare una settimana di concerti».