LE DONATELLA «Siamo molto cariche di natura, ma anche molto romantiche ed emotive»
Da piccole il gioco preferito delle gemelle Giulia e Silvia Provvedi, in arte Le Donatella, era travestirsi e cantare a squarciagola nella loro mansarda, crescendo il raccontarsi attraverso la musica è diventato indispensabile. Nel 2012, all’insaputa di Giulia, Silvia le iscrive ai casting di “X-Factor 6”. Nel 2015 hanno partecipato e vinto il programma Mediaset “L’Isola dei famosi”. “Baby Bastard Inside” è il titolo del loro nuovo singolo.
Silvia, iniziamo da Modena e da Milano: il punto di partenza e il punto di arrivo.
«Sì. A 18 anni abbiamo deciso di trasferirci per cercare di trovare la nostra strada. Milano è una città meno grande di quello che si pensa, è facilmente percorribile, non è caotica come talvolta sento dire, anzi, è tutto molto ben organizzato. Insomma, a mio modo di vedere è una delle migliori realtà d’Italia e devo a Milano il fatto di avermi dato una maturità che prima non avevo».
Nessun pentimento, dunque, per essere andata via di casa a 18 anni?
«No, io consiglio a tutti i miei coetanei di andar via di casa presto. Poi c’è anche un “però”, ed è dato dal fatto che in Italia mantenersi non è facile. Ecco perché credo che anche lo Stato dovrebbe dare una mano dal punto di vista economico ai giovani che hanno voglia di andar via di casa. Intendiamoci, non parlo di grosse cifre, ma di un supporto economico minimo per poter studiare in un’altra città, ad esempio. E’ crudele che un giovane non possa sfruttare i propri talenti per via di una difficoltà economica in famiglia».
Fra le tue passioni c’è anche il calcio, vero?
«Sì, ho giocato a calcio per 8 anni. Purtroppo da quando ci siamo trasferite a Milano, cioè da due anni, pratico meno, ma la passione è rimasta: adoro il calcio».
Moda, tv, musica. In quale campo vi sentite più a vostro agio?
«La musica, nella nostra vita, ha sempre fatto da filo rosso capace di legare più cose fra loro. Non credo che potremmo mai farne a meno. La moda ci interessa e credo resterà un qualcosa di molto importante nelle nostre vite. Se il destino non avesse deciso per noi, proiettandoci nel mondo della tv, credo che avremmo fatto di tutto per proseguire sulla strada della moda, perché rappresenta un universo molto stimolante».
Insomma, sono tutti ambiti che vi affascinano?
«Sì, direi di sì».
Il nuovo singolo quanto racconta di voi?
«Racconta tanto ma in maniera eccessiva. Noi siamo due ragazze che vivono la vita un po’ come succede, senza preconcetti di sorta, cercando di non soffermarci troppo sulle formalità, ma badando più alla sostanza. Intendiamoci, nel singolo abbiamo un po’ esagerato ed esasperato alcuni toni».
Dimmi qualcosa sull’esperienza di Playboy, sulla copertina del numero di ottobre.
«Guarda, quando ce l’hanno proposta, la cosa non l’abbiamo neppure presa troppo seriamente perché non ci sentiamo delle sex symbol. Poi ci abbiamo pensato un po’ su e ci ha convinto l’idea di mixare le nostre particolarità con la storia di questo marchio prestigioso. Ne è venuta fuori una copertina insolita e interessante, con un nudo non volgare».
Uh, cos’è per te la volgarità?
«E’ qualcosa che riguarda gli atteggiamenti, il modo di porsi e comportarsi».
Tu e Giulia non vi sentite dei sex symbol. Ma quali sono, oggi, gli esempi di questo tipo?
«Le top model, oppure, se proprio devo fare un nome, dico Rihanna, che per me ha un magnifico appeal: non ha i canoni di bellezza che vanno di moda oggi, ma per me è la più bella di tutte. E soprattutto ha un carisma che si avverte a chilometri di distanza».
Ti viene in mente anche qualche uomo da mettere nella categoria dei sex symbol?
«In Italia direi Riccardo Scamarcio».
Anche Fabrizio Corona lo è?
«Assolutamente sì».
Da un po’ di tempo avete intrecciato con lui il vostro percorso lavorativo. Che tipo è?
«So che può sembrare irreale, ma il Fabrizio che conosco io è una persona normale, che ama le cose semplici. Di sicuro fa parlare di sé perché è una persona che ha tantissimo carisma, che ha sempre qualcosa da dire, però credetemi, ha un lato… “normale” che magari non viene fuori in televisione, ma c’è».
Il gossip dice che tra te e lui sia in corso una storia. E’ vero?
«Sì, c’è qualcosa, ci stiamo conoscendo e vedremo che piega prenderanno in futuro gli eventi».
Restiamo in tema di gossip: Novella 2000 ha scritto che a Milano siete diventate antipatiche perché vi intrufolate nelle feste senza essere invitate.
«Mi fa sorridere questa cosa, perché io e mia sorella non abbiamo l’abitudine a partecipare a festa su feste. Probabilmente chi ha scritto quelle cose non sa neppure chi siamo. Sono cavolate, insomma».
Dici “Le Donatella” e ti viene subito in mente la vostra esuberanza contagiosa. Ma cosa vi fa piangere nella vita?
«Credimi, mi basta guardare un film romantico per sciogliermi in un secondo. Siamo molto cariche di natura, ma anche molto romantiche ed emotive. Insomma, ci fanno piangere moltissime cose, poi siamo donne, figurati…».
Avete 21 anni eppure sembrate aver vissuto solo di successi finora. E’ così?
«Macché, abbiamo fatto anche un bel pieno di porte in faccia. Ne abbiamo prese tante e tante, e molto probabilmente tante ne riceveremo ancora. Però sai cosa ti dico? Quelle porte in faccia mi hanno anche un po’… incattivita. Se dovessi dare un consiglio a una mia coetanea, le direi di credere sempre nelle proprie qualità e di non abbattersi, perché quello dello spettacolo è un mondo in cui parlano tutti ma nessuno sa veramente qual è la formula del successo».
Quanto incide l’aspetto fisico?
«Dipende da quali sono i tuoi obiettivi. Io e mia sorella non siamo le più belle d’Italia, siamo sicuramente due belle ragazze che però hanno anche determinazione e costanza nel perseguire gli obiettivi. La bellezza e basta non ti porta lontano. Ovvio, se vuoi far parte del mondo della spettacolo, un bell’aspetto è un buon punto di partenza, ma dev’esserci anche altro».
Torniamo alla musica. Che sonorità ti piacciono?
«Ascolto molto pop americano e mi piace la musica di massa, cioè tutte quelle cose che ascoltano le ragazze della nostra età, quindi anche canzoni molto leggere. Adoro persino i motivetti, e non c’è bisogno che trasmettano chissà quali messaggi politici o sociali, l’importante è che diano emozioni. Poi ovvio, dipende anche dallo stato d’animo: io credo che ognuno di noi abbia una sorta di playlist ideale a seconda dello stato del momento».