POSTINO Latte di Soia
Se Postino avesse fatto un disco con brani potenti come “Blu”, il risultato sarebbe stato un gioiello prezioso. Ma la realtà dice che “Latte di Soia” è un esordio, e come la stragrande maggioranza degli esordi bisogna saper fare le giuste valutazioni, che significa criticare ma anche muoversi con manica larga.
Chiariamo subito: la premessa sopra non serve ad addolcire la pillola al Nostro, e a dire fra un paio di righe che l’album è una merda, ma anzi, il contrario: il valore del disco non si discute e ci sono le basi concrete per coltivare un progetto che può dare frutti ancora più succosi in futuro. Perché Postino ha un modo di approcciarsi al cantautorato che ok, non è originalissimo, visto che ricalca un pochino il filone “Calcutta”, ma ha proprietà di linguaggio e le sue storie risultano credibili.
Il flirt costante con il pop non è una forzatura ma una naturale inclinazione. Gli arrangiamenti sono discreti. La scaletta è agile e non si perde in inutili effetti speciali. Detto che “Blu” è il pezzone del compact, l’altro brano di spessore è “Ambra era nuda”: entrambe le canzoni hanno nella malinconia il minimo comun denominatore, e non è un caso, perché Postino dà il meglio di sé quando l’atmosfera si fa romanticamente grigia.
Insomma, un debutto di valore. Il ragazzo è da tenere d’occhio.