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SPLATTERPINK Mongoflashmob

SPLATTERPINK_mongoflashmob

Leggiamo sul comunicato stampa e pubblichiamo:

Onde evitare di veder riportato lettera per lettera dalle testate giornalistiche il testo del comunicato che di solito accompagna l’invio del materiale promozionale, il nuovo corso degli Splatterpink prevede il non-rilascio di informazione alcuna se non la formazione della band (Diego D’Agata: basso-voce / Federico Bernardi: chitarra / Alessandro Meroli: sax baritono / Ivano Zanotti: batteria) ed il nome del nuovo album. Questa scelta è dovuta al tentativo della band di far sì che gli addetti all’informazione musicale si riapproprino della pratica dell’ascolto, che può anche riassumersi in uno skip veloce di 10 secondi per ogni brano contenuto nell’album, e della facoltà autonoma di descrizione e/o critica dei contenuti.

Aggiungiamo qualche dato in più per inquadrare i personaggi. Gli Splatterpink si sono formati a Bologna nel 1990 e nel corso della loro onorata carriera hanno aperto anche per Asian Dub Foundation e P.J. Harvey. Il loro nuovo album – “Mongoflashmob” (Locomotiv Records/Audioglobe/The Orchard) – è impenitente sperimentazione disturbata, roba che all’orecchiabilità preferisce di gran lunga l’essenzialità di batteria, basso e chitarra a picchiare, e un sax a corroborare il suono. I testi sono surreali, i dieci brani in scaletta velocissimi e ruvidi. Il cantato di Diego D’Agata è espressivo, nel senso che il leader del progetto cerca di usare le parole più per il loro valore fonetico che per quello grammaticale o lessicale.

Il risultato non è malaccio, perché superato l’impatto iniziale “Mongoflashmob” è un compact che non nega all’ascoltatore il piacere di mostrarsi per quello che è, ovvero un lavoro sufficientemente originale.

Il pezzo migliore? La conclusiva “Autocit.”. Da vedere assolutamente il video di “Dolan Aproevd”.

Review Overview

QUALITA' - 67%

67%

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